Il leader d'Italia Viva Matteo Renzi pensa che il vero pericolo di questi tempi non sia il fascismo ma il nazionalpopulismo. L'ex premier lo ha ribadito attraverso l'edizione settimane dell'Enews.
Il dibattito politico e culturale che segue l'assalto alla Cgil da parte dei neofascisti di Forza Nuova interessa l'intero arco partitico. Tra richieste di scioglimento e polemiche che si sono innescate a ridosso degli eventi e nel pieno della campagna elettorale, più o meno tutti gli attori del palcoscencio istituzionale italiano hanno detto la loro in merito. Renzi, con le dichiarazioni di oggi, si distingue da una certa narrativa, che per ora è stata dominante.
L'ex presidente del Consiglio ha premesso quanto segue: "Quelli che dicono che siamo in dittatura per il Green Pass, a mio avviso, sanno poco del Green Pass ma non sanno proprio nulla delle dittature. A questo proposito, segnalo la bellissima intervista dello scrittore spagnolo Javier Cercas a "la Stampa" dove si dicono parole profonde e autentiche sulla fase politica che stiamo vivendo in tutto il mondo". Il primo accento, dunque, è su coloro che vanno ripetendo la parola "dittatura" in associazione al provvedimento sul certificato verde.
Poi la stoccata: "Il rischio - prosegue Renzi - non è il fascismo ma il nazionalpopulismo. Non è un caso che le immagini dell’aggressione alla CGIL ricordino - fatte le debite proporzioni - le modalità dell’aggressione a Washington del 6 gennaio scorso. Non è fascismo, è un’altra cosa. Ma va combattuta con forza, tutti insieme". Per l'ex presidente del Consiglio, quanto avvenuto a Roma è associabile ad un altro assalto: quello degli ultra-trumpiani a Capitol Hill, dopo lo speech dell'ex presidente degli Stati Uniti d'America. Scene che hanno sconvolto la più grande democrazia occidentale. In questo senso, allora, il pericolo reale non sarebbe il "fascismo", ma una forma di populismo nazionalista che la politica sarebbe chiamata a respingere in maniera unitaria.
Per approfondire questo concetto, il fondatore d'Italia Viva sceglie il pensiero di Javier Cercas, scrittore iberico intervistato dal quotidiano torinese citato. Anche l'intellettuale spagnolo ha usato l'espressione "nazionalpopulismo". E Renzi si colloca dunque su quella scia interpretativa. Prima di oggi, l'ex presidente del Consiglio si era soffermato pure sull'estremismo di sinistra, spiegando come le parole d'ordine utilizzate dalle piazze dei No Green Pass e dei No Vax fossero le stesse, al netto dell'appartenenza ideologica: "Io sento parole analoghe: 'siamo in una dittatura' ecc. - ha premesso il leader d'Iv - anche da una rilevante parte della sinistra estremista. Il concetto è molto simile, l'approccio che hanno i Cobas a quello che hanno i no green pass romani sul contenuto. Questo deve far riflettere perché si saldano due diversi tipo di estremismo", aveva detto durante un podcast di Repubblica.it.
Cercas, nell'intervista rilasciata a La Stampa, ha posto peraltro questi due accenti: uno relativo al fatto che la storia non sia mai destinata a ripetersi nella stessa misura e forma; un altro in cui ha sottolineato la necessità che gli Stati si confrontino con questi nuovi fenomeni per mezzo delle leggi.
Per il caso italiano, lo scrittore spagnolo ha citato la Costituzione. Il nazional-populismo, per lo scrittore, sarebbe una creatura derivata dalle crisi economiche del 2008. Tanti gli esempi fatti: tra questi, anche quello dell'ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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