Renzi vittima del fuoco amico E Gentiloni soccorre Lotti

Da Russo all'autista, prime crepe nella cerchia vicina all'ex segretario Pd. Il premier: «Ho fiducia nel ministro»

Renzi vittima del fuoco amico E Gentiloni soccorre Lotti

Ferito dal fuoco amico, come in un'azione nelle retrovie. La domenica di Matteo Renzi è piena di ombre, sospetti, rabbia e paure. Ed è zeppa di domande, due su tutte. «Hanno tirato in ballo pure mio padre e l'amico Luca Lotti, di chi mi potevo fidare?», si chiederà forse l'ex premier. «Possibile che lui non sapesse nulla di quanto stava accadendo?», si chiedono tutti. Gentiloni alza uno scudo per tutelare il ministro Lotti, con una sfiducia individuale a firma grillina che gli balla sulla testa. «La mia fiducia nei suoi confronti - dice il premier da Pippo Baudo a Domenica in - rimane immutata e, spero, anche quella del Parlamento. Un avviso di avvio indagini non può rompere la regola della presunzione di non colpevolezza»

C'è anche questo, insomma, e molto di più nell'ultimo capitolo delle avventure dell'(ex) Giglio Magico e della sua combriccola. È una storia che sarebbe piaciuta a John Le Carrè, piena di spie, talpe e soffiate spifferate nei corridoi del Circus. Ci sono i personaggi sulla scacchiera dell'inchiesta Consip: il «Principe», babbo T., il «ragazzo», il generale e l'autista, nome in codice «Billy», i «pizzini» che pare non abbiano deciso di scrivere con l'inchiostro simpatico. Ci sono gli amici, quelli dei quali ti fidavi e dunque incaricavi di tenere i contatti con la rete. Almeno così ipotizzano i magistrati di Napoli e ora anche quelli di Roma, concentrati sulla «talpa» che ha messo in circolo la notizia dell'inchiesta tra gli indagati. E se per questa storia non bastano le solite città, allora ecco l'ambientazione che mancava: Bosnia ed Erzegovina, Medjugorje, il Santuario, le apparizioni della Madonna. C'è Roberto Bargilli tra quelli del fuoco amico che ora sparano sul Principe. Roberto detto «Billy», l'autista del camper che portava in giro per l'Italia il candidato Matteo durante le primarie del 2012. Ora dice: «Ho conosciuto Carlo Russo durante un pellegrinaggio a Medjugorje, ero insieme a Tiziano Renzi e a un'altra sessantina di persone. Era un tipo gentile e taciturno, molto devoto alla Madonna». Scherza con i fanti, ma lascia stare i santi e soprattutto la Madonna. Pare che i magistrati non abbiano abboccato. Infatti hanno indagato per «traffico di influenze illecite» Russo, il «ragazzo», il toscano amico della famiglia Renzi, l'imprenditore farmaceutico che avrebbe cercato di mettere in contatto babbo T. e quindi di «influenzare in maniera illecita» il padre dell'allora premier Renzi. Perché? Per favorire Alfredo Romeo, arrestato con l'accusa di corruzione, l'imprenditore napoletano che voleva mettere le mani sul mega appalto Consip. E quando il castello sembrava crollare sulla testa degli uomini del Principe ecco che, per i magistrati e per le loro intercettazioni, tornava in scena Billy l'autista. Che avrebbe ricevuto da Tiziano Renzi un incarico: telefonare a Carlo Russo e dire di smetterla di chiamare sul telefono del babbo dell'ex presidente del Consiglio. Motivo: il telefono di «T.» era sotto controllo. E così, adesso, Billy racconta: «Russo è stato molto gentile, come sempre. Mi ha ripetuto più volte va bene e mi ha salutato». Già, ora cantano tutti, gli amici. E perché Tiziano Renzi sapeva dell'inchiesta e del suo telefono intercettato dagli inquirenti? Sarebbe stato un altro ufficiale dei carabinieri, Emanuele Saltalamacchia ad avvisare l'illustre babbo, nell'ottobre scorso. Saltalamacchia è comandante dei Carabinieri della Toscana, la terra dove inizia e germina tutta questa storia.

Saltalamacchia sarebbe indagato anche lui per rivelazione di segreto d'ufficio e favoreggiamento in compagnia di Luca Lotti, ministro allo Sport e Tullio Del Sette, comandante generale dei Carabinieri. La «fuga di notizie» si sarebbe consumata durante una grigliata tra amici, a casa di Renzi senior. C'è molta carne sul fuoco, la partita è appena iniziata. E il Principe rischia di diventar matto.

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