Il report degli 007 che preoccupa il governo. "Boom di arrivi dal Sahel, rischio terrorismo"

La relazione: sbarchi aumentati fino a 50 volte dai Paesi controllati dai gruppi islamisti

Il report degli 007 che preoccupa il governo. "Boom di arrivi dal Sahel, rischio terrorismo"
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«Il nemico silente» è il titolo, molto esplicito, con cui ieri un convegno della «Fondazione Med-Or» diretta da Marco Minniti è tornato a puntare il dito sull'avanzata del terrorismo nel Sahel e sul rischio che quest'escalation raggiunga l'Europa sfruttando i sempre più ingenti flussi migratori da quella regione. La parte più interessante e preoccupante dell'incontro è stata, non a caso, la relazione presentata dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano. Nella relazione si sottolinea proprio la minacciosa connessione tra l'impennata degli arrivi di migranti da paesi come Mali, Burkina Faso e Camerun e i rischi di una nuova penetrazione jihadista in Italia ed Europa. I motivi di tale allarme sono spiegati anche nella relazione introduttiva del convegno affidata a Andrea Manciulli, Direttore delle Relazioni istituzionali della Fondazione. «Attraverso la fascia dell'Africa centro-occidentale - scrive Manciulli - si può spaccare in due l'Africa e utilizzare l'endemizzazione dei traffici illeciti e del terrorismo in una maniera abile ed insidiosa per destabilizzare l'Occidente e, soprattutto, l'Europa. Lo spazio vuoto del Sahel e il fondersi di varie tipologie di minaccia quella del terrorismo, quella dei traffici illeciti e quella della forza destabilizzante proxy di alcuni Paesi rendono questa zona un hub adatto a colpire l'Europa e l'Occidente».

Considerazioni estremamente realistiche. Anche perché le attività del terrore jihadista - limitate fino a cinque anni fa alle regioni settentrionali della Nigeria, all'est della Libia, al sud dell'Algeria e al nord del Mali - sono dilagate nel Niger nel Burkina Faso e in vaste zone adiacenti. La destabilizzazione provocata dall'avanzata dei gruppi jihadisti insediatisi in aree sempre più vaste ha causato l'estromissione delle forze militari francesi accusate dai governi locali di non adottare strategie di contenimento sufficienti o, addirittura, di stringere intese con i gruppi jihadisti per giustificarle la propria presenza militare e lo sfruttamento delle materie prime. L'estromissione di Parigi - favorita dai colpi di stato in Mali e Niger - lascia però completamente esposta un'Unione Europea che contava sulla Francia come punta di lancia militare nel Sahel e nell'Africa sub-sahariana. Su questa situazione si innescano le considerazioni di Mantovano che evidenzia la paurosa escalation di arrivi proprio da quelle nazioni dell'Africa subsahariana e del Sahel dove i gruppi jihadisti controllano vasti territori. «Nel 2022 sono giunti in Italia, da tutte le rotte del mare, 606 migranti del Mali, mentre nello stesso periodo di quest'anno ne sono arrivati 5.017: un aumento - sottolinea Mantovano - del 725%». E lo stesso dicasi per il Camerun da cui «nel 2022 sono giunti in Italia 900 migranti» mentre «quest'anno sono stati 4.700 con un aumento del 422%». Ancor più esplicita l'impennata degli arrivi dal Burkina Faso dove - a fronte dei 146 arrivi del 2022 - si è passati a quota 7585 con un aumento percentuale del 5.095%. Numeri da far tremare i polsi che a detta di Mantovano, terminale della nostra intelligence a Palazzo Chigi, sono determinati soprattutto dall'avanzata jihadista mentre hanno poco a che fare con il cambiamento climatico o le tragedie economiche evocate da chi continua a proporre un'accoglienza senza limiti.

«Tra Mali, Burkina Faso e Camerun - segnala Mantovano - si registra la più alta concentrazione di gruppi terroristici islamisti. A proposito del Burkina Faso, quanti sanno in Italia che oltre il 50% del territorio non è più controllato dai militari dell'esercito, ma da numerosi gruppi islamisti, alcuni dei quali proclamatisi califfati territoriali?». Per comprendere la gravità del fenomeno Mantovano cita un documento dell'African Center for Strategic Studies che spiega come nel 2022, in quell'area «le violenze islamiste abbiano ucciso quasi 8mila persone, cioè più del 40 per cento del totale delle vittime registrate nell'intero continente».

Ed ancor più allarmante è la parte in cui il sottosegretario ricorda che la «frantumazione dello Stato Islamico si è tradotta in un imponente esodo di miliziani jihadisti, che si sono riversati dal Medio Oriente in Africa, insediandosi stabilmente proprio nelle zone cui accennavo prima senza che le Nazioni occidentali cogliessero la gravità del processo in atto per la sicurezza e la stabilità di quell'area; e senza, quindi, adottare misure di contrasto efficaci e coordinate». Parole sufficienti a farci capire come l'intensificazione dei flussi migratori da quelle aree rappresenti un ponte capace di riportare il terrorismo jihadista in Italia e in Europa.

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