Il ricatto di Mosca sul gas. "Stop a tutti i Paesi ostili". Bruxelles: "Non cediamo"

Mosca lancia l'esca sul gas e l'Europa abbocca

Il ricatto di Mosca sul gas. "Stop a tutti i Paesi ostili". Bruxelles: "Non cediamo"

Mosca lancia l'esca sul gas e l'Europa abbocca. «Quattro acquirenti europei hanno già pagato in rubli il gas di Gazprom e dieci hanno aperto i conti presso Gazprombank necessari per assecondare la richiesta di Mosca di pagare in valuta locale», ha riportato ieri Bloomberg, citando fonti vicine a Gazprom e dividendo di fatto il Vecchio Continente che ha scatenato una paradossale «caccia alle streghe».

La prima indiziata è stata Vienna. L'annuncio che l'Austria avrebbe deciso di rompere il fronte europeo e pagare in rubli il gas è arrivato in mattinata dalla Tass, l'agenzia russa. «L'Austria accetta i termini di pagamento del gas russo in rubli», è il titolo dell'agenzia di stato di Mosca, che come fonte cita il cancelliere austriaco Karl Nehammer. E scrive, senza però virgolettare la frase, che la parte austriaca, rappresentata dalla compagnia petrolifera e del gas Omv, ha accettato le condizioni della Russia per il pagamento delle forniture di gas in rubli, aprendo un conto presso una banca russa. La Tass precisa che a dichiararlo è stato lo stesso cancelliere. Nel giro di un'ora, però, arriva la smentita austriaca. A sgomberare il campo da qualunque dubbio ci pensa lo stesso Nehammer con un tweet molto diretto: «Prima che le fake news della propaganda russa vengano diffuse ulteriormente qui», scrive sul social, «ovviamente Omv continuerà a pagare in euro le consegne di gas dalla Russia», assicura. Anche la Germania mette le mani avanti: «Gli importatori tedeschi di gas pagano in euro», ha detto il portavoce del governo tedesco, Steffen Hebestreit.

Chiarimenti che hanno scatenato comunque il panico tra gli Stati membri dell'Ue, che hanno iniziato a esprimere sotto traccia perplessità sul contenuto delle linee guida predisposte dalla Commissione europea in merito al pagamento di gas russo in rubli. «Secondo alcuni Paesi, e anche a detta di alcune imprese importatrici europee, non sarebbe sufficientemente chiaro cosa sia consentito fare e cosa no», spiega una fonte europea. Una gran confusione che ha spinto la Commissione ad annunciare che si è impegnata ad elaborare una versione rivista di queste linee guida e che la questione sarà oggetto del Consiglio energia straordinario che la presidenza francese convocherà nei prossimi giorni. «L'annuncio di Gazprom è un altro tentativo della Russia di ricattarci con il gas. Siamo preparati per questo scenario. Stiamo tracciando la nostra risposta coordinata dell'Ue. Gli europei possono aver fiducia nel fatto che siamo uniti e solidali con gli Stati membri colpiti», scrive in un tweet la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, sottolineando che «è in corso una riunione del gruppo di coordinamento sul gas».

Guardando però ai fatti concreti, intanto Polonia e Bulgaria, che si sono rifiutate di saldare in rubli i pagamenti dovuti il 26 aprile, hanno visto sospese le proprie forniture. Anche alla luce di questo ieri il presidente della Bulgaria Rumen Radev si è chiesto pubblicamente «come mai solo per la Bulgaria e la Polonia è stata interrotta la fornitura di gas naturale russo, e come fanno a pagarlo e continuare a riceverlo la Germania e l'Austria. Quello che sta succedendo con il gas naturale - ha aggiunto - metterà alla prova la solidarietà europea. Come aiuterà l'Ue la Bulgaria che è il paese più povero e più dipendente dal punto di vista energetico?». Un interrogativo che potrebbe essere esteso anche all'Italia visto che «ad oggi tutte quelle che sono le forniture di gas dalla Russia all'Italia continuano ad andare avanti regolarmente», come dichiarato ieri dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio. Un'Europa a diverse velocità sul gas che sta mandando in altalena i prezzi: il valore del gas europeo ha segnato ieri un rialzo del 4% a 107,4 euro per megawattora, ma solo al termine di una giornata da capogiro partita con un balzo del 24% del Ttf quotato ad Amsterdam.

Un assaggio di quello che potrebbe accadere ai prezzi nel caso di un blocco più consistente delle forniture russe dopo quello già imposto a Polonia e Bulgaria. Caso che potrebbe realizzarsi a metà maggio, la prossima scadenza prevista per i pagamenti delle forniture russe.

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