Le ricette mondiali anti No Vax: stop a Telegram, obbligo, tassa

Berlino pensa di bloccare il social network e valuta costrizioni, come Parigi. Il Quebec studia un'imposta

Le ricette mondiali anti No Vax: stop a Telegram, obbligo, tassa

Forse quando ha minacciato di chiudere Telegram la neoministra dell'Interno della Germania, la socialdemocratica Nancy Faeser, non stava pensando solo a loro ma anche i No Vax tedeschi avranno poco da guadagnare se il governo del cancelliere Olaf Scholz staccherà la spina al servizio di messaggistica istantanea registrato a Dubai. In un'intervista al numero di Die Zeit in uscita oggi, la ministra ha riconosciuto che si tratterebbe di una misura estrema, eppure la chiusura sarà l'ultima opzione «se l'azienda continua a rifiutarsi di rispettare le leggi tedesche». Faeser ha ricordato che tutte le misure prese finora, compresa una lettera di avvertimento del ministero federale della Giustizia, non hanno sortito alcun effetto e su Telegram gli estremisti «sono in grado di diffondere l'odio e pianificare attacchi senza ostacoli, senza dover fare i conti con qualsiasi intervento degli operatori». Il pensiero della ministra è rivolto all'eversione politica, un fenomeno in crescita da almeno un lustro in Germania, ma è notizia di questi giorni che proprio su Telegram si incontrano anche circa 200mila No Vax tedeschi, organizzando Corona party, minacciando politici e virologi, e facendo circolare teorie del complotto; messaggi che il servizio non cancella dai propri server a dispetto delle sollecitazioni del governo. Se Faeser punta alla repressione, davanti al Bundestag il cancelliere Scholz si è speso a favore dell'obbligo vaccinale, una misura che la sua maggioranza rosso-verde-gialla (il colore, questo, dei Liberali) ha annunciato al momento del varo ma il cui iter si è arenato sul nascere. «Per quanto mi riguarda, la ritengo una misura necessaria e mi impegnerà attivamente a suo favore». Scholz, che ha scelto un falco come l'epidemiologo Karl Lauterbach alla Sanità federale, ha anche rivendicato l'obiettivo raggiunto dal suo governo, capace in poche settimane di somministrare 30 milioni di dosi booster; quindi ha ricordato la nuova meta: «Effettuare un milione di vaccinazioni al giorno».

Mille chilometri più a Ovest, anche il governo del primo ministro francese Jean Castex sta tentando il giro di vite contro i No Vax. Il Senato francese, collocato più a destra della maggioranza di governo, sta discutendo la proposta del governo per un pass vaccinale che permetta solo alle persone immunizzate l'accesso, per esempio, nei bistrot e nei ristoranti ma anche sui treni interregionali. Il dibattito fra i senatori avviene mentre il numero di contagi ha raggiunto la cifra-monstre di 370mila nuovi casi in 24 ore, eppure la camera alta punta ad ammorbidire alcune norme proposte dall'esecutivo come concedere la facoltà ai ristoratori di controllare i documenti sanitari degli avventori e già approvate in prima battuta dall'Assemblea nazionale. Una nuova navetta parlamentare rischia di allungare i tempi dell'entrata in vigore del pass vaccinale, misura che gli scienziati dell'Acadèmie nationale de mèdecine ritengono comunque insufficiente chiedendo al governo di parlare «in modo chiaro e sincero» di obbligo di vaccinazione.

Oltreoceano è molto più diretto l'approccio anti No Vax adottato da un altro esecutivo di lingua francese: la provincia canadese del Quebec ha annunciato l'imposizione di una tassa sui cittadini che rifiutino la vaccinazione.

Il primo ministro provinciale Francois Legaut del partito nazionalista Caq ha spiegato che una minoranza di non vaccinati (circa il 10% della popolazione) rappresenta la metà dei ricoveri per Covid-19 nella Belle Province. «Stiamo lavorando a un contributo sanitario per tutti gli adulti che si rifiutano di vaccinarsi» perché «intasano gli ospedali» e «rappresentano un onere finanziario per tutto il Quebec».

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