Ricorsi respinti Erdogan ride: «L'importante è solo vincere»

Noam Benjamin

Recep Tayyip Erdogan non arretra di un millimetro. Né i ricorsi dei partiti davanti alla commissione elettorale suprema (Ysk) né le proteste di piazza riescono a smuoverlo: il 51,4% di sì al referendum che trasforma la Turchia in un regime presidenziale non si tocca. «Una vittoria è una vittoria», ha detto intervistato da Cnn Turk. Poco importa se l'affermazione è stata di misura: «Non importa se vinci 1-0 o 5-0: quel che conta è portare a casa la partita». Con lui il premier Binali Yildirim, che se l'è presa con l'opposizione. «È inaccettabile che non riconosca il risultato elettorale». Ore prima, il leader del Partito repubblicano (Chp) Kemal Kiliçdaroglu aveva chiesto su Twitter la ripetizione del referendum. «Dal leader del Chp ci aspetteremmo un comportamento più responsabile», ha continuato il premier.

La commissione elettorale ha respinto tutti gli appelli: sia quelli del Chp e del Hdp il partito progressista filo curdo, terza forza in Parlamento sia quelli presentati da gruppi di privati cittadini. Secondo il quotidiano Hurriyet, i deputati del Partito repubblicano starebbero valutando se abbandonare i lavori del Parlamento in segno di protesta.

Ieri è stata anche la giornata delle proteste: decine di migliaia di turchi sono scesi in strada per contestare un risultato elettorale dubbio, la cui validità è stata messa in dubbio anche da una serie di osservatori internazionali messi in campo da Osce e Consiglio d'Europa per monitorare il processo referendario. La polizia ha reagito alle manifestazioni con il pugno duro, arrestando almeno 38 dimostranti. Il governo si è schierato compatto con il presidente, contro osservatori e manifestanti. Il ministro degli Esteri Mevlüt Çavusoglu ha diffuso due foto di uno degli osservatori internazionali, Andrej Hunko, scattate nel 2014: in queste il deputato tedesco è ritratto dietro a una bandiera del Pkk.

«Positivo o negativo, per noi il rapporto dell'Osce è privo di ogni affidabilità, oggettività e reputazione», ha affermato il ministro. Erdogan guarda già avanti: oltre che ad affidargli poteri molto ampi, la nuova Costituzione gli permette di tornare alla guida del partito da lui fondato, l'islamico Giustizia e Sviluppo (Akp).

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