Un conto è l'Europa. E un conto è l'Italia. «Il metodo è sempre imposto dall'oggetto». Maurizio Lupi, presidente di Noi moderati, taccia di «pensiero provinciale» quello di chi vede una contraddizione ruolo giocato dai centristi nel parlamento europeo e quello degli stessi centristi nel governo italiano.
Onorevole Lupi, non c'è imbarazzo a lavorare in due maggioranze diverse?
«L'Europa è una cosa ben diversa dall'Italia. Lì il potere è distribuito in un trilogo: Commissione, Consiglio europeo e Parlamento. Qui da noi è un'altra cosa. Quindi è una lettura altamente riduttiva pensare che una maggioranza europea debba essere sempre uniforme, visto che proprio la presenza del trilogo e di interessi diversi rivendicati dai diversi gruppi europei fa sì che le maggioranze cambino a seconda dei temi in questione».
La Lega accusa voi e Forza Italia di votare come il Pd.
«È un'accusa ridicola e soprattutto una lettura miope dei meccanismi che sovrintendono il governo dell'Unione. D'altronde ci sono temi che vedono tutta la nostra maggioranza (e non solo) fare il tifo per difendere l'interesse italiano».
A cosa si riferisce?
«Il primo esempio che mi viene in mente è la gradualità dell'applicazione dello sforamento di bilancio. Impossibile pensare che Lega, Forza Italia e Fratelli d'Italia non stiano dalla stessa parte».
Insomma nessun imbarazzo a governare l'Europa insieme ai socialdemocratici.
«Bisogna finirla di leggere le alleanze politiche europee con l'ottica italiana perché, una volta insediato il parlamento, si vota progetto per progetto».
C'è chi dice che l'Italia non sarà più protagonista in Europa.
«Nel Consiglio d'Europa il nostro governo sarà rappresentato con un commissario come tutti gli altri che abbia votato o no la von der Leyen. La lettura dell'Italia non protagonista è così provinciale che basta il caso Costa a smentirla».
Quale caso Costa?
«Giorgia Meloni non ha certo votato per il portoghese Costa come Alto rappresentante per la politica estera. Eppure quando Costa è venuto da noi pochi giorni fa ha tessuto le lodi della Meloni».
Per tornare alle questioni italiane si fanno sempre più insistenti le voci che vogliono Noi moderati confluire in Forza Italia.
«Sono quattro le forze che sostengono il governo di centrodestra. Due di queste forze, Noi moderati e Forza Italia, si riconoscono nel Partito popolare europeo. Ma Noi moderati non si scioglie. Bensì vuole collaborare a dare più forza con la sua identità e la sua forza al centro del centrodestra».
Sul caso Toti ci sono novità politiche?
«La maggioranza regionale e quella nazionale sul caso Toti resta assolutamente compatta».
Quindi l'idea di una Lega che prende le distanze è priva di fondamento?
«Assolutamente. Basti pensare al fatto che Salvini è stato e resta tra i più appassionati difensori del presidente Toti».
Quindi continuerete a reclamare la «liberazione» del governatore?
«La maggioranza su questo punto è sempre stata coesa e compatta anche perché c'è da rivendicare i risultati del buon governo ligure».
Se Toti rimane ai domiciliari si rischia l'impasse?
«Aspettiamo il parere della Cassazione a settembre. Però gli assessori e la giunta continuano a lavorare».
Poi c'è il
caso Venezia.«Una cosa in comune i due casi ce l'hanno: la posizione della sinistra che spera sempre di scalzare gli avversari con la scorciatoia della giustizia e non con il confronto democratico delle elezioni».
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