Prima l'assegno unico, poi una legge delega che porterà al nuovo sistema delle aliquote nel giro di due anni. Il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri, in audizione alla commissione Bilancio di Camera e Senato, ha ufficializzato il calendario della riforma fiscale, di fatto confermando una frenata rispetto a pochi giorni fa.
In dirittura d'arrivo il nuovo assegno familiare che arriverà «già a partire dal 2021». La riforma «sarà introdotta attraverso una legge delega». Una «misura quest'ultima chiamata a riordinare l'ampio spettro delle misure per la famiglia». Tutte da definire le caratteristiche del bonus, che sarà in parte in deficit e in parte finanziato da un riordino delle altre agevolazioni. Di certo sarà un bonus per i figli fino a 18 anni, parametrato sul reddito. .
Per quanto riguarda le aziende, il ministro ha annunciato che «Stiamo valutando un ulteriore prolungamento della moratoria sui crediti che scade attualmente il 31 gennaio».
Meno chiaro il passo successivo. L'obiettivo, ha spiegato Gualtieri è rendere «operativo a partire dal primo gennaio 2022» la riforma dell'Irpef. Il ministro non è entrato nel merito. Si sa che il progetto sponsorizzato dal ministero dell'Economia sarebbe quello dell'aliquota continua, poi ci sono le proposte della maggioranza, orientate a rivedere le aliquote intermedie dell'Irpef. Ma alla fine potrebbe non emergere niente di rilevante. E un indizio in questo senso arriva dalla breve illustrazione che il ministro ha fatto delle coperture. Per finanziare la riforma del fisco ci sarà «un'espansione fiscale di 1,3 punti percentuali di Pil, circa 24 miliardi di euro, che porterà l'obiettivo di deficit al 7%» nel 2021. Quindi queste sono le risorse per l'assegno unico.
Il deficit «si andrà riducendo nel 2022 per consentire una graduale riduzione del deficit», interrompendo una serie di deficit extra (oggi il governo vota lo scostamento di bilancio) consentiti dalla sospensione del Patto di stabilità europeo. Confermato quindi che non ci saranno risorse extra né la possibilità di fare la riforma dell'Irpef in defict. Se ci saranno, le nuove aliquote dovranno finanziarsi da sole, con una poco probabile revisione delle spese fiscali.
Un vicolo cieco, sostengono molti addetti al settore. «Purtroppo sono anni che si ragiona su una riforma dell'Irpef, ma per fare una cosa fatta bene il 2022 appare come una scadenza irrealistica. Bisogna disboscare migliaia di disposizioni e agevolazioni in vigore, ogni volta che si è provato a metterci mano ci si è scontrati con sacche di resistenza che hanno portato alla paralisi di ogni velleità di riforma», spiega a il Giornale Francesco Giuliani, tributarista, partner studio Fantozzi & Associati.
Niente di più facile quindi che la riforma vera si areni. A meno che il governo non si faccia carico di aumentare l'imposizione sui ceti medi.
Gualtieri ieri ha escluso un inasprimento della pressione fiscale. «Le tasse non aumenteranno ma si ridurranno». Co sarà la «estensione annuale della riduzione del cuneo» e «la fiscalità di vantaggio per il Sud. Già questi due elementi determineranno una riduzione», ha spiegato. Uno scenario che esclude la riforma.
Il Paese si è lasciato indietro la fase peggiore della crisi, secondo Gualtieri. Ma anche durante i mesi peggiori le entrate fiscali non sono mancate, ha sottolineato lo stesso ministro. L'andamento delle entrate è «migliore del previsto» e «voglio ringraziare quei contribuenti che anche nei mesi peggiori della pandemia hanno continuato a versare i propri oneri fiscali e contributivi anche se avevano diritto alla sospensione».
Molti magari avrebbero gradito un'ulteriore rinvio degli accertamenti. Tra due giorni, il 16 ottobre, i contribuenti dovranno fare i conti con cartelle passate, con versamenti da fare entro il 30 novembre. Anche se l'attività economica ancora non è tornata ai livelli pre Covid.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.