Riforma della giustizia, 5s pronti a piegarsi ai paletti della Cartabia

Processo penale e prescrizione, il ministro lavora al testo. A fine giugno test alla Camera

Riforma della giustizia, 5s pronti a piegarsi ai paletti della Cartabia

Ora si aspetta che il governo alzi il sipario. Marta Cartabia ha appena incontrato la delegazione grillina e si appresta a scrivere gli emendamenti alla riforma del processo penale. È il primo e più incandescente dei tre filoni che arriva a una sintesi e i partiti sono sulle spine. Che cosa accadrà? Soprattutto, come reagiranno i 5 Stelle alle proposte del ministro?

È da un quarto di secolo che il Paese si attorciglia e litiga sul tema, senza arrivare ad una riforma organica. Ora potremmo essere ad una svolta. «Sono ottimista - spiega al Giornale il sottosegretario Francesco Paolo Sisto - io credo che questa volta nessuno se la sentirà di mettersi di traverso. Perderemo tutti qualcosa, d'altra parte le mediazioni servono a questo. Però la posta in gioco è troppo alta: sono i miliardi del Recovery fund e noi sappiamo che se la giustizia italiana non volta pagina e non recupera efficienza, nel rispetto delle garanzie, l'Europa potrebbe chiudere la borsa e bloccare i finanziamenti».

Insomma, la grande differenza è che questa volta è l'Ue a condurre le danze, anche se Draghi non vuole calare il cambiamento dall'alto.

Eugenio Saitta, capogruppo 5 Stelle in Commissione giustizia, usa toni per nulla barricadieri all'insegna del buonsenso, anche se naturalmente tiene alta la bandiera del giustizialismo: «Noi ce la metteremo tutta in un clima di collaborazione con il Guardasigilli. Certo, i processi devono avere una durata ragionevole, ma riteniamo anche che sia una sconfitta quando lo Stato si arrende e non persegue i colpevoli perché il tempo nella clessidra è finito».

Come se ne esce? La Commissione guidata dall'ex presidente della Consulta Giorgio Lattanzi ha individuato un paio di soluzioni; la prima, quella che piace più al centrodestra, blocca il countdown per due anni in appello e per un altro anno in Cassazione, ma comunque fissa paletti rigidi che invece Bonafede aveva tolto, consegnando l'imputato dopo il verdetto di primo grado nelle mani dei giudici: la prescrizione, che di fatto era stata abolita per combattere crimine e corruzione, sta per ritornare. Il punto è fuori discussione, semmai la battaglia si sposterà sulla durata. «Noi - conclude Saitta - pensiamo che i grandi investimenti in arrivo, cifre senza precedenti, possano aiutare a disinnescare la questione senza tradire le aspettative del Paese».

Un modo elegante per esorcizzare una mezza ritirata che pare inevitabile dopo le ubriacature del Conte 2. «Noi siamo molto soddisfatti dell'azione sin qui svolta dal governo e dai suoi esperti guidati da Lattanzi - afferma Pierantonio Zanettin, capogruppo di Forza Italia alla Camera - Adesso attendiamo il passo decisivo, quello degli emendamenti». C'è il nodo della prescrizione, e poi quello della legge Pecorella, ripescata dagli scantinati del Parlamento, e aggiornata: il pm non potrà fare appello contro un'assoluzione, ma anche le difese avranno in secondo grado molti meno margini di manovra. E questo per mantenere la parità e gli equilibri fra accusa e difesa.

«Vedremo, in un modo o nell'altro si farà», argomenta Enrico Costa di Azione. Questa volta non ci saranno appelli, manifesti o scomuniche. Quella stagione sembra finita, quasi per consunzione. E il metronomo dell'Europa corre: il 28 giugno il processo penale è in calendario a Montecitorio.

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