La riforma Nordio diventa legge

Oggi la Camera approva il provvedimento che abolisce il reato di abuso d'ufficio

La riforma Nordio diventa legge
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Oggi Montecitorio trasformerà in legge la riforma Nordio sulla giustizia. A fine febbraio il Senato aveva già approvato la riforma. In soli quattro mesi diventa realtà uno dei pilastri del programma di governo del centrodestra guidato da Giorgia Meloni. Un risultato storico, stando ai commenti di chi oggi segnerà la data sul calendario. Ieri sono stati approvati dall'assise dei deputati i singoli articoli. La riforma apporta modifiche al Codice penale e a quello di Procedura penale oltre a incidere sul sistema giudiziario.

Tra i punti fondamentali ci sono l'abolizione dal Codice penale del reato di abuso d'ufficio e la modifica dell'articolo 346 bis che disciplina il reato di traffico di influenze illecite, precisando che le relazioni del mediatore con il pubblico ufficiale devono essere esistenti (non solo asserite) ed effettivamente utilizzate (non solo vantate). Una cancellazione, quella del reato di abuso d'ufficio, che viene salutata dalla maggioranza con convinto favore. La cosiddetta «paura della firma» ha paralizzato per anni l'attività degli amministratori locali, continuano a ripetere dalla coalizione che supporta il governo. E lo stesso Guardasigilli Carlo Nordio spiega la ratio della modifica. «Ho proposto l'abrogazione dell'abuso d'ufficio perché i dati in nostro possesso ci dicono che su circa 5.000 procedimenti pendenti in un anno, le condanne si contano sulle dita. È un reato evanescente che serve soltanto a intimidire i pubblici amministratori. Qual è la conseguenza? La carriera politica e la vita stessa di questi amministratori sono travolte con danni irreparabili alla reputazione».

Altro punto centrale della riforma è l'utilizzo delle intercettazioni da parte dei giornalisti. Questi potranno pubblicare solo le intercettazioni il cui contenuto sia «riprodotto dal giudice nella motivazione di un provvedimento o utilizzato nel corso del dibattimento». Mentre i pubblici ministeri e i giudici dovranno stralciare dai provvedimenti i riferimenti alle persone terze estranee alle indagini. Il dl giustizia dispone anche l'assunzione di 250 magistrati da destinare alla funzione giudicante di primo grado. Aumenterà anche il collegio dei giudici chiamati a decidere della custodia cautelare (da uno a tre). Sempre nello spirito di snellire il sistema giudiziario e renderlo più efficiente si è deciso di limitare l'appellabilità delle sentenze di assoluzione da parte dei pm. Potranno essere impugnate dal pm soltanto le assoluzioni per i reati più gravi. Per tutelare gli indagati viene modificata anche l'informazione di garanzia che dovrà obbligatoriamente contenere una «descrizione sommaria del fatto», oggi non prevista. E la notificazione dovrà avvenire con modalità che tutelino l'indagato.

Alla vigilia dell'approvazione del dl giustizia con la sua trasformazione in legge dello Stato non sono tanti coloro che azzardano n commento ma c'è chi si augura l'introduzione della riforma. Tra questi c'è Raffaele Nevi, deputato e portavoce di Forza Italia.

«Per noi la riforma della giustizia è ampia - spiega durante un intervento televisivo a Skytg24, - si tratta di un grande contributo allo snellimento, alla maggiore certezza del diritto, alla possibilità di un processo più veloce e che non ci sia, per gli amministratori pubblici, quella paura della firma che ha creato tanti problemi e che ha aperto uno scontro tra magistratura e politica».

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