La rinascita di Manuel tornato in piscina: "Acqua, che emozione"

Il nuotatore rimasto paralizzato in vasca per la riabilitazione: «Finalmente a casa»

La rinascita di Manuel tornato in piscina: "Acqua, che emozione"

Nella sua impresa impossibile ha un mondo appresso. Il bello dei social è che ri-sveglia il buono che c'è in noi. Magari a parole, ma è già qualcosa. E il 19enne Manuel Bortuzzo, promessa del nuoto italiano, sta facendo il pieno. In tanti stanno accompagnando questo leone trevigiano nel secondo tempo della sua vita. Tornare a camminare equivale al miracolo, a una partita fuori pronostico. Lui lo sa e non ci crede. E così ieri mattina è tornato a prendere contatto con il suo elemento, l'acqua, dopo quell'odioso 3 febbraio quando un proiettile calibro 38 si conficcò nell'undicesima vertebra lesionando irrimediabilmente il midollo spinale. Di quella notte Manuel ricorda tutto. «Il proiettile che mi colpisce, il dolore, io che cado a terra, il buio. Quando ho capito quello che mi era successo e ciò che mi sarebe aspettato ho immaginato il mio futuro diverso e ho pensato subito a Bebe Vio, è lei la mia eroina».

Fu uno sciagurato scambio di persona, certo, ma che importa più? Per i medici Manuel non potrà tornare a camminare. Ma invece di piangere il campione ieri ha cominciato la riabilitazione in piscina. Certo, non quella dei sogni, quella che un giorno gli fece fare la valigia per trasferirsi a Ostia, pagandosi vitto e alloggio pur di entrare nell'università del nuoto e allenarsi con Greg Paltrinieri e Gabriele Detti. No, questa è diversa, qui siamo al centro spinale di Roma e le prime bracciate sono state postate sulla pagina Facebook della Federnuoto. Naturalmente un tripudio di like. E il solito sorriso contagioso per rendere omaggio a quelli che in queste settimane gli sono stati vicino, che ogni giorno gli hanno scritto, chi, insomma, gli sta dando la forza e lo stimolo per non mollare e tentare l'impossibile. E le premesse per una rivincita ci sono. Manuel ha un carattere di ferro, una volontà sbalorditiva nel reagire alle avversità. In quanti, invece di sorridere, si sarebbero dati per vinti commiserandosi. «Se gli togli le gambe e gli togli pure l'acqua, allora è finita», dice papà Franco. «La piscina è il suo mondo, abbiamo scelto la clinica Santa Lucia perché c'è una vasca di 25 metri, per lui è troppo importante tornare a nuotare. Ce la sta mettendo tutta, quello che le persone fanno in un mese Manuel è riuscito a farlo in una sola settimana. Affronta la terapia con tenacia, vuole uscirne al più presto».

A Franco piace ricordare l'amicizia del figlio con Detti e Paltrinieri. Quei tre erano diventati un bel gruppo e c'è una foto a dimostrarlo. Manuel si era inserito alla grande e il futuro si annunciava pieno di soddisfazioni.

Poi, lo sparo per sbaglio. «E pensare che speravo, un giorno, di diventare il suo coach. Mi dovrò rassegnare. Ma mi basta guardarlo negli occhi per trovare la forza». La stessa che questo giovane coraggioso sta dando a tutti. Meditate gente.

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