Quando i due nordafricani gli hanno intimato urlando di spegnere la sigaretta Sherif si è rifiutato dicendo che la legge non proibisce di fumare in strada. La risposta, prima di passare alle mani, è stata che «l'unica legge in vigore» nel fazzoletto di strada tra corso Vercelli e piazza Francesco Crispi «è quella del Ramadan».
Siamo a Barriera di Milano, enclave multietnica di Torino. Un quartiere ostaggio di pusher e degrado. Qui Sherif Azer, piccolo imprenditore edile di origine egiziana, in Italia da 40 anni, stava passeggiando con il fratello Nabil Pasquetta. I due prendono il caffè al bar e si accendono una sigaretta. All'improvviso la conversazione è interrotta. «Due ragazzi, forse marocchini o tunisini, si sono avvicinati gridando in arabo che è proibito fumare nel mese del digiuno», racconta Sherif. Tenta di spiegare che sono cristiani copti, ma i giovani, usciti da un negozio di alimentari halal, non sentono ragioni: «Qui comando io, ha urlato uno dei due, e poi ha bestemmiato il nome di Gesù». A quel punto arrivano altre 7-8 persone, volano schiaffi e calci. A due giorni dall'aggressione Sherif è ancora sotto choc: «Ero terrorizzato, temevo ci uccidessero». Lui all'ospedale San Giovanni Bosco ha avuto cinque giorni di prognosi, il fratello, 71 anni, dieci per una lesione al torace. I «castigatori» hanno tra i 16 e i 25 anni. Sherif ha già sporto denuncia ma ora ha paura. «Questo ormai è un territorio islamizzato - spiega - tutti gli arabi, anche i non musulmani, devono rispettare i dettami del Corano e soprattutto nel mese del Ramadan, le aggressioni sono frequenti». Nel mirino degli integralisti sono già finite le due figlie di Sherif, una perché non porta il velo e l'altra offesa per aver comprato il prosciutto. «A Barriera ci sono decine di moschee abusive ed è qui che i giovani si formano con i sermoni radicali degli imam», denuncia ancora l'egiziano, che chiede maggiore presenza delle forze dell'ordine.
Ad esprimere solidarietà è l'assessore alle Politiche Sociali del Piemonte Maurizio Marrone: «È intollerabile che ogni Ramadan i copti torinesi rischino di essere malmenati solo perché non si attengono ai precetti coranici: nelle periferie ormai sembra valere più la sharia che la legge dello Stato».
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