«Una tragedia», «Nulla sarà come prima», «Un giorno che pesa sull'intera eredità del presidente». Per l'intera giornata i commentatori di FoxNews, tra gli ultimi canali tv ad abbandonare Donald Trump, si danno il cambio di fronte alla telecamere. A dire tutto è l'espressione costernata dei loro volti. Il grande provocatore ha superato la soglia di non ritorno. E per Donald il giorno dopo l'assalto al Campidoglio è quello della solitudine e delle prese di distanza.
L'insistenza sulle mai provate accuse di frode elettorale con cui ha caricato la folla, il silenzio di fronte agli incidenti, il titubante video pubblicato su Twitter quando l'irreparabile era accaduto, hanno lasciato il segno. È stato un «tradimento dell'incarico ricevuto e dei suoi elettori», ha detto William Barr, ex ministro della Giustizia. Lui si era dimesso appena prima di Natale. Ma ieri, in meno di 24 ore, sono stati una decina i funzionari della Casa Bianca che hanno fatto sapere che se ne andranno subito: la più famosa è Elaine Chao, ministro ai trasporti e moglie del leader repubblicano Mitch McConnel, ma ci sono anche l'inviato speciale per l'Irlanda del Nord Mick Mulvaney (ex numero uno dello staff), il presidente dei consiglieri economici, il vicepresidente del consiglio di sicurezza nazionale, perfino la responsabile dello staff della first lady Melania. «Qui non ci posso più stare», ha detto uno di loro. E Trump, per una volta, è sembrato consapevole della necessità di non alzare ancora i toni, fino a usare parole di moderazione in una dichiarazione riportata dalla Cnn: «Anche se sono totalmente in disaccordo con i risultati delle elezioni, e i fatti mi danno ragione, ci sarà comunque una transizione ordinata il 20 gennaio».
Ma il danno è fatto e «transizione ordinata» sembra ormai un'espressione ironica. Il conservatore Wall Street Journal, nel suo editoriale, ha recuperato un'espressione coniata da Oliver Cromwell e poi usata nel 1940 per condannare la debole politica contro Hitler del premier inglese Neville Chamberlain: «Nel nome di Dio, vattene».
All'addio ufficiale mancano in tutto 12 giorni. Sempre però che Trump non venga fatto sloggiare prima. Il New York Times, sin dalla notte degli incidenti, aveva chiesto l'applicazione del paragrafo 4 del 25esimo emendamento. Prevede che il vice-presidente con l'appoggio di almeno metà del governo dichiari il presidente non più in grado di «svolgere i poteri e i doveri legati al suo incarico». Se l'inquilino della Casa Bianca si oppone, la decisione spetta al Congresso che vota con maggioranza qualificata. La proposta è stata fatta propria da Chuck Schumer, leader dei senatori democratici: «Ieri al Campidoglio c'è stata un'insurrezione contro gli Stati Uniti con l'incitamento del presidente. Non può più restare al suo posto nemmeno per un giorno». Schumer ha telefonato a Pence chiedendogli di agire. Ma ha già detto che se Pence non farà nulla il Congresso dovrà riunirsi per votare un'altra volta l'impeachment, anche a pochi giorni dalla fine del mandato. I politici democratici, in testa Nancy Pelosi, Speaker della Camera, hanno aderito in massa alla proposta (a pronunciarsi in senso favorevole è stata perfino la «Nam», la Confindustria locale). Al corteo si è unito anche qualche, per ora sparuto, repubblicano.
La mossa potrebbe essere utilizzata per tenere sotto scacco l'irrefrenabile Trump che fino alla fine del mandato è stato silenziato da due tra i social preferiti: Facebook e Instagram.
«Gli eventi scioccanti delle ultime 24 ore - ha scritto Mark Zuckerberg, fondatore di Facebook, sul suo profilo - dimostrano che il presidente vuole utilizzare il resto della sua carica per compromettere la transizione pacifica e lecita del potere al suo successore». Quanto a Twitter si è limitato a una sospensione di 24 ore.
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