Al solito il più lucido è stato Daniele De Rossi: «Sarebbe da infami dare tutte le colpe all'allenatore». La Roma che si scioglie è il caso del momento. Perché, con la Juventus crollata all'inizio del campionato, sembrava che questo non potesse che essere l'anno della Roma, unica a tenerne il passo fino a un certo punto del campionato nei due anni precedenti e quest'anno agevolata sulla carta dai primi risultati del campionato. Invece è il contrario, è come se, in una stagione in cui dovrebbe stare davanti a tutti, non se ne sentisse capace. Sconfitta in casa 0-2 dall'Atalanta, dopo l'imbarazzante 6-1 preso a Barcellona in Champions League. L'allenatore, dicono tutti. Forse, però, lo dicono in troppi. Sicuro che sia soltanto lui? È inaccettabile, come ha fatto Garcia, presentarsi in casa della squadra più forte del mondo per farsi prendere a pallonate. Ma gli altri?
A un allenatore puoi imputare errori tattici e di personalità, non l'errore individuale di un difensore che consegna il pallone all'avversario. Cacciare gli allenatori è facile: basta avere i soldi per continuare a pagarli pur scegliendo di sostituirli. E poi? Per dirne una: la Sampdoria ha licenziato Zenga e ha subito due sconfitte consecutive.
L'effetto salvifico dell'esonero è un alibi più o meno costante: serve soltanto a non far passare presidenti per inetti. Come se in caso di periodo negativo si debba per forza cambiare un uomo. Uno solo. Per tutti. O, più probabilmente, per se stessi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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