Roma merita il titolo di città dell'acqua da quando, nel 312 avanti Cristo, si dotò di un numero record di acquedotti, ben undici, il primo dei quali, vecchio di 2.300 anni, è il più antico al mondo. I romani dell'epoca mai avrebbero potuto immaginare che ventitré secoli dopo sarebbe arrivata la grande sete. Il conto alla rovescia scade alla mezzanotte del 28 luglio, termine fissato con un'ordinanza urgente dalla Regione Lazio. Da quel momento Acea, Spa a maggioranza comunale, sarà costretta a sospendere il prelievo di acqua dal lago di Bracciano, la più importante fonte di acqua potabile per la città. Le conseguenze, avvisa l'azienda, saranno devastanti: «La drastica riduzione dell'afflusso di acqua alla rete idrica della Capitale - fanno sapere - ci costringerà, infatti, a mettere in atto una rigida turnazione nella fornitura che riguarderà circa 1.500.000 romani».
Dunque la capitale d'Italia berrà e si laverà a turno, mezza città alla volta, secondo uno schema orario da stabilire. Una triste cartina di tornasole dello stato in cui è ridotta l'urbe eterna. La causa prima è la siccità figlia di un'estate bollente come non capitava dal famigerato 2003. In tutta Italia piove poco o nulla da settimane, i bacini idrici sono calati a picco. Nel Lazio non si registrava una carenza analoga dal 2009. In alcuni quartieri c'era stata qualche interruzione e la Rete si era subito riempita di rabbia e proteste e il Comune, tra le polemiche, aveva deciso di chiudere centinaia di nasoni, le caratteristiche fontanelle romane. Il taglio imposto dalla Regione Lazio avrà ben altra portata e durata. E le conseguenze rischiano di essere pesanti anche per il lavoro dei vigili del fuoco, che nei giorni scorsi hanno sudato per contenere gli incendi della polmone verde della pineta di Castelfusano. Un bel regalo per i piromani e una beffa per i romani, visto che si poteva aspettare agosto quando in città ci sarà molta meno gente. Una beffa che, è certo, scatenerà un furibondo scontro politico. A partire dalla dura reazione dell'Acea, società quotata, che considera assolutamente non necessario e fuori tempo il provvedimento della Regione, probabilmente spaventata dall'allarme degli ecologisti per il calo drastico del livello dell'acqua nel lago di Bracciano, che rimarrà off limits per i prelievi d'acqua, se non arriveranno piogge sufficienti e l'ordinanza non verrà ritirata, fino a fine anno. «Acea prende atto e si adegua all'ordinanza adottata oggi dalla Regione Lazio -protesta l'azienda-. Una decisione unilaterale e illegittima, che comporterà una serie di importanti e gravi conseguenze per i cittadini di Roma».
Ed essendo l'azienda quotata non mancheranno conseguenze ulteriori: «Il Gruppo tutelerà in ogni sede non solo le proprie ragioni, ma anche gli interessi di tutta la sua utenza». Da oggi ci sarà modo di approfondire e discutere le colpe di un mancato adeguamento della rete idrica che fa rimpiangere la Roma dei Cesari.
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