"Il rombo dell'auto, gli spari". Alessandro, l'avvocato buono ucciso nel viaggio dei sogni

Romano, 35 anni, era a Tel Aviv come turista. Travolto dal veicolo impazzito del terrorista. Feriti altri due italiani

Alessandro Parini
Alessandro Parini

L'auto in corsa, gli spari, lo schianto. È morto così Alessandro Parini, avvocato romano di 35 anni in vacanza a Tel Aviv, investito in pieno dall'auto di un terrorista arabo di nazionalità israeliana. Yousef Abu Jaber di 45 anni, di Kfar Kassem, a Nord Est di Tel Aviv, è stato «neutralizzato» dalla polizia subito dopo aver compiuto l'attentato in cui sono rimaste ferite sette persone, tra le quali altri due italiani. L'uomo, ancora alla guida della sua Kia, è stato colpito a morte dopo essersi lanciato a folle velocità sui pedoni.

Un attentato non a caso messo in atto durante la Pasqua ebraica, la settimana che ricorda la cacciata degli ebrei dall'Egitto e il loro esodo, da un «lupo solitario», ma subito rivendicato dalla Jihad islamica che l'ha definito «la naturale e legittima risposta ai crimini dell'occupazione contro il popolo palestinese».

Sul caso la Procura di Roma ha aperto un fascicolo, dopo aver ricevuto un'informativa dal Ros e dalla Digos, per i reati di attentato con finalità di terrorismo, omicidio e lesioni, in relazione al ferimento di altri due italiani. Ieri il rientro in Italia di uno dei due gruppi di turisti, fra i quali Roberto Niccolai, lievemente ferito assieme all'altro italiano che, ricoverato in ospedale, attende di essere dimesso. «La vittima e i due connazionali feriti - precisa il ministro degli Esteri Antonio Tajani - facevano parte di due gruppi diversi. I nostri funzionari dell'ambasciata stanno seguendo personalmente gli avvenimenti in stretto contatto con le autorità israeliane». Tajani sottolinea la «vicinanza del governo alla famiglia» spiegando di aver parlato a lungo con il padre di Parini.

Una vacanza sognata da tempo per il 35enne legale amministrativista del quartiere Monteverde. Il diploma al liceo Massimo, la laurea con il massimo dei voti alla Luiss, uno studio prestigioso ai Parioli, Police&Partners, in cui lavorava da tempo. Infine la passione per il Medio Oriente e i viaggi esotici, come racconta sui social postando foto da Petra e dalla Giordania. Venerdì sera il dramma, quando la vittima, arrivata la mattina a Tel Aviv, si sta recando in un ristorante sul lungomare assieme a un gruppo di connazionali. Zona Sud di Tel Aviv, ai confini con il porto di Jaffa e i caseggiati abitati soprattutto dalla popolazione araba. L'auto impazzita sale sul marciapiede, travolge i pedoni poi invade la ciclabile prima di ribaltarsi sull'erba. Il terrorista alla guida, con ancora in mano un'arma, un fucile giocattolo, esce dalla macchina ma viene circondato da agenti in borghese e ucciso. A pochi metri c'è il corpo di Parini. Inutile ogni tentativo di tenerlo in vita. L'auto lanciata sulla folla, in un primo momento, sembrava fosse stata rubata nell'area di Kafr Qasim.

In città scoppia il caos. Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, mette in campo i battaglioni della polizia di frontiera e il centro di Tel Aviv viene posto sotto assedio, come sulla striscia di Gaza. «Abbiamo sentito il rumore dell'auto che ci passava accanto, poi gli spari e ci siamo dispersi. Quando siamo tornati indietro abbiamo visto Alessandro steso a terra nel sangue», racconta ancora sotto choc un amico partito con Alessandro.

Un ragazzo d'oro. E non è una frase di circostanza. «Semplicità, riservatezza, modestia» i suoi segni distintivi. Poche parole per i genitori del giovane ucciso mentre lasciano la casa del figlio. «Dove è arrivato - dicono - e i traguardi ottenuti non li conosceva nessuno, solo lo studio per cui lavorava. Alessandro era fatto così».

«Lavorava già, a soli 35 anni, in uno studio legale di diritto amministrativo, aveva un futuro spianato», racconta un vicino. «Faceva jogging a Villa Pamphilj, era cortese con tutti - commenta un altro inquilino -. Viveva solo, viaggiava tanto, era felice».

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