Milano Sulle Rsa «non abbiamo sbagliato niente», soprattutto considerando «il momento drammatico che stavamo vivendo. Abbiamo liberato posti negli ospedali»: il governatore lombardo Attilio Fontana difende la Regione sul nodo del pazienti Covid positivi trasferiti nelle case di riposo. «Abbiamo fatto una scelta - ha aggiunto al TgR -, abbiamo incaricato le Ats di andare a controllare che ci fossero le condizioni che abbiamo messo nella delibera ovvero l'isolamento dei singoli reparti e dipendenti dedicati esclusivamente ai pazienti Covid-19 e sulla base delle risultanze tecniche abbiamo portato avanti il provvedimento».
Sui morti nelle residenze per anziani sono state aperte diverse inchieste: «Aspetto con estrema serenità l'esito - spiega ancora Fontana a Mattino Cinque -. Abbiamo fatto una delibera che è stata proposta dai nostri tecnici ed esperti che ci hanno detto che a determinate condizioni», ovvero in presenza di «reparti completamente separati dal resto della struttura e addetti dedicati esclusivamente a malati Covid, la cosa si poteva fare». Ancora: «Abbiamo fatto questa proposta e le strutture che avevano questi requisiti hanno aderito. Una scelta fatta perché non avevamo più posti in ospedale per ricoverare gente che a casa non poteva più stare perché non riusciva a respirare. Sono stati i nostri tecnici - sottolinea il presidente lombardo - che ci hanno fatto la proposta e valutato condizioni delle singole case di riposo e noi ci siamo adeguati». In ogni caso, conclude, «la responsabilità è dell'Ats che si è recata sul posto e ha valutato se ci fossero o meno le condizioni; infatti su 705 strutture solo 15 avevano le condizioni e hanno accettato».
Per quanto riguarda il Pio Albergo Trivulzio, al centro di una delle inchieste della Procura e di due Commissioni, ministeriale e regionale, dal più recente bollettino pubblicato dall'istituto risulta che sono 270 i pazienti delle varie strutture del Pat (che a metà marzo ospitava circa 1.200 persone) attualmente in «osservazione cautelativa». Cioè, con «sintomatologia febbrile o respiratoria a insorgenza acuta» e alcuni pazienti sono in condizioni critiche o con polmoniti. Nei giorni scorsi fonti interne avevano spiegato che al Pat ci sono molte stanze e anche interi reparti isolati. Giovedì sono arrivati mille tamponi per ospiti e dipendenti. Tre lavoratori sono «ricoverati» per Coronavirus, mentre 221 «operatori sanitari e non» sono stati segnalati per sintomi sospetti e sono in attesa del tampone, su un totale di 1.500 lavoratori. Il pool di magistrati che si occupa di salute, guidato dall'aggiunto Tiziana Siciliano, e che indaga sul Trivulzio e su altre Rsa milanesi sta spulciando centinaia di cartelle cliniche. La Gdf di Milano ha portato via documenti sia dal Pat (sequestri) sia dalla Regione (acquisizioni). Gli inquirenti si concentrano sui decessi, sui nuovi ingressi di pazienti e sugli anziani gravi curati all'interno evitando di trasferirli in pronto soccorso, come indicava il Pirellone. Da una prima analisi sarebbero emerse criticità relative a pazienti ricoverati con polmoniti, insufficienza respiratoria e cardiopatie anche prima dei trasferimenti dagli ospedali con lo scoppio dell'epidemia (8-13 marzo). Sotto la lente gli ingressi «Pringe» (Pronto intervento geriatrico), in degenza temporanea al Pat, da gennaio in poi. Ieri intanto l'Iss ha fornito dati aggiornati sui decessi nelle Rsa.
Dal primo febbraio, se si considera un terzo delle residenze, ci sono stati 6.773 morti. Più del 40 per cento riconducibili al Coronavirus. La metà, 3.045, sono stati registrati in Lombardia, di cui 1.625 attribuibili al Covid-19.
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