Milano - Non è finita fino a quando non è finita. E così, anche per il processo Ruby, Silvio Berlusconi dovrà aspettare i tempi supplementari. Com'era prevedibile, infatti, la procura generale di Milano ha presentato il ricorso - circa sessanta pagine depositate ieri mattina nella cancelleria centrale penale della Corte d'Appello - con cui chiede alla Cassazione di annullare l'assoluzione dell'ex premier decisa dai giudici di secondo grado il 18 luglio scorso. «Credo fosse ampiamente atteso, e ampiamente ingiusto», ha commentato Giovanni Toti, consigliere politico di Forza Italia presente ieri al «No Tax Day» organizzato dal partito nel capoluogo lombardo. E proprio la coincidenza con la manifestazione di piazza non è passata inosservata nel popolo degli azzurri.
È lo stesso Berlusconi a interpretarla come l'ennesimo sgambetto tentato dalle toghe, fatto proprio nel giorno in cui il leader del partito torna tra i suoi elettori. «Appena dò un segno di vita - sibila infatti dal palco milanese - dopo averne messi sotto 10 e l'undicesimo è Grillo, subito arriva l'uso politico...». Non fa in tempo a concludere, interrotto dall'applauso del suo pubblico. Ma il senso è chiaro: uso. Politico. Della giustizia. «Ancora una volta - commenta da Roma il parlamentare azzurro Gianfranco Rotondi - il presidente Berlusconi è vittima di un paradosso, di un accanimento e di uno sfregio che non merita». Che il ricorso fosse un passaggio inevitabile era stato chiaro fin dalla lettura della sentenza d'appello. Il sostituto procuratore generale Piero De Petris, infatti, non aveva fatto proclami di fronte all'assoluzione dell'imputato.
«Prima bisogna leggere le motivazioni», si era limitato a dire fuori dall'aula del palazzaccio milanese. Ma era chiaro che - avendo concluso la propria requisitoria chiedendo la condanna di Berlusconi a 7 anni di reclusione - difficilmente avrebbe archiviato la partita processuale senza l'ultima mossa a disposizione.ELag- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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