"Russia inaffidabile". Ue pronta a rinunciare ai combustibili "nemici". "E non si paga in rubli"

Von der Leyen: "La dipendenza da Mosca finirà". Convocato per lunedì il vertice straordinario sull'energia. Pronto il sesto pacchetto di sanzioni con lo stop al greggio

"Russia inaffidabile". Ue pronta a rinunciare ai combustibili "nemici". "E non si paga in rubli"

«Un ricatto, ingiustificato e inaccettabile, che dimostra ancora una volta l'inaffidabilità della Russia come fornitore». È dura e immediata la risposta dell'Europa, per bocca della presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, all'uso terroristico del taglio delle forniture di gas (già attuato per Polonia e Bulgaria) del regime di Mosca. «Putin ha fallito ancora una volta, nel suo tentativo di seminare divisioni tra gli europei. L'era dei combustibili fossili russi finirà, e siamo decisi a farla finire prima possibile», dice von der Leyen.

«Immediata e totale» la solidarietà dei Paesi dell'Unione verso Polonia e Bulgaria, colpite dalla rappresaglia di Mosca che ha ordinato la sospensione delle forniture a causa del loro rifiuto di sottostare all'ingiunzione di pagarle in rubli: «Entrambe stanno ricevendo gas dai loro vicini europei», ha spiegato la presidente della Commissione durante la conferenza stampa tenuta ieri a Bruxelles. Il presidente polacco Duda accusa Mosca di avere «violato principi basilari», e sottolinea che Varsavia non ha problemi di rifornimento, grazie alla «interconnessione con Germania e Repubblica Ceca» e agli impianti di stoccaggio pieni all'80 per cento. La Polonia ha anche grandi giacimenti propri, e a breve diventerà operativo un nuovo gasdotto dalla Lituania. Per la Bulgaria, assai più dipendente dal gas russo, la situazione è più delicata, ma il primo ministro Petkov (che ieri è partito per Kiev per discutere con Zelensky di forniture di armi) è fermo: «Troveremo alternative, siamo preparati a questo scenario», dice, annunciando «una revisione di tutti gli accordi energetici con la Russia». Ieri la Grecia è venuta in soccorso a Sofia.

Intanto la Commissione si è impegnata a rivedere le linee guida sul pagamento del gas in rubli, dopo le perplessità emerse dalla riunione di ieri dalla riunione degli ambasciatori permanenti degli Stati membri Ue (Coreper), che secondo alcune fonti avrebbero sottolineato come «non sia ancora sufficientemente chiaro cosa è consentito o non è consentito fare» per pagare le forniture senza cedere ai diktat di Mosca sul rublo. La questione sarà al centro del Consiglio europeo Energia straordinario che verrà convocato per lunedì, ma resta chiaro che «pagare in rubli sarebbe una violazione delle sanzioni», come dice von der Leyen. Il governo austriaco ha infatti seccamente smentito la «fake news russa» che attribuiva a Vienna di aver accettato il pagamento in rubli: «Ci atteniamo al punto e pure alla virgola delle sanzioni concordate».

La questione energetica torna così in cima all'agenda europea, e tentativi terroristici di Putin possono avere l'effetto di accelerare il superamento delle divergenze interne, che restano profonde. E così il sesto pacchetto di sanzioni contro la Russia, previsto per la settimana prossima, vedrà anche le prime misure contro l'import di petrolio da Mosca, oltre che una nuova lista di banche, società e persone colpite. La presidenza francese Ue ha elaborato una proposta che prevede di calibrare gli obiettivi nazionali di stoccaggio in base ai consumi nazionali degli Stati membri, sulla media degli ultimi cinque anni. L'obiettivo è il riempimento all'80 per cento delle riserve entro novembre, e al 90 per l'inverno. Dall'Italia si ribadisce la proposta di imporre un price cap a livello Ue per «fermare le speculazioni», dice il ministro degli Esteri Di Maio.

Ad aprile, secondo i dati Snam elaborati da Ispi, l'Italia ha già dimezzato il consumo di gas russo rispetto al 2021, calato dal 32 al 16 per cento, con un crollo dal 42 al 21 del peso della Russia sui consumi nazionali.

Il merito? Innanzitutto del gasdotto dall'Azerbaigian, il celebre Tap (quello che i gialloverdi del Conte 1 non volevano, non a caso), con un più 9,5, e poi del gas in arrivo dall'Algeria (+7,3) prima ancora dei nuovi accordi sottoscritti dal governo Draghi. E nel decreto in arrivo al prossimo Cdm non ci sarà solo la semplificazione per le rinnovabili, ma anche la messa a regime degli impianti a carbone, per far fronte a eventuali sospensioni di forniture.

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