Le da tempo minacciate esercitazioni militari russe per testare la capacità di impiego sul terreno di testate nucleari tattiche sono cominciate. Nel renderlo noto, il ministero della Difesa di Mosca ha ricordato che la dottrina militare russa prevede il ricorso all'arsenale atomico, tra le altre evenienze, in caso di minaccia esistenziale per lo Stato e ha sostenuto che nel caso attuale si tratterebbe di una risposta a «dichiarazioni provocatorie e minacce da parte di certi esponenti politici occidentali».
Il riferimento è alle recenti dichiarazioni del presidente francese Emmanuel Macron (che non aveva escluso l'invio di truppe in Ucraina) e del ministro degli Esteri britannico David Cameron, secondo cui Kiev avrebbe diritto di lanciare missili forniti dagli alleati occidentali anche sul territorio dell'aggressore russo ma anche alle ambigue parole nello stesso senso del segretario di Stato americano Antony Blinken. Le esercitazioni si svolgono in un'area imprecisata della zona di competenza del distretto militare sud, che include anche le regioni ucraine occupate dalla Russia. Scopo di queste informazioni è non solo di mostrare determinazione al nemico che per Mosca è più il cosiddetto Occidente collettivo che non l'Ucraina stessa ma di intimidire quella parte della nostra opinione pubblica disposta a credere che una resa di Kiev eviterebbe una temuta escalation.
Esse giungono invece proprio nel momento in cui il presidente ucraino Volodymyr Zelensky chiede all'Occidente un coinvolgimento maggiore e perfino diretto nella difesa del suo Paese, collaborando all'abbattimento dei missili russi sopra i cieli dell'Ucraina e permettendogli di usare le loro armi per colpire i depositi di armi russe presso i confini orientali. Zelensky ha parlato nel quinto anniversario della sua elezione a presidente, descrivendo una situazione «mai così difficile» e precisando che le consultazioni popolari per eleggere un suo successore sono (il che è piuttosto ovvio, oltre che sancito dalla Costituzione ucraina) rimandate sine die a causa dello stato di guerra. Un'evidenza che la propaganda russa nega arrivando a pretendere che da ieri in avanti Zelensky sia un leader illegittimo , in questo sostenuta anche da certi settori filorussi in Occidente e in Italia.
Sul fronte di Kharkiv e del Donetsk la situazione rimane pesante per l'Ucraina, che però ottiene risultati nel Mar Nero. Secondo fonti della Marina di Kiev, la «Tsyklon», l'ultima nave lanciamissili della flotta russa in quel mare rimasta indenne dagli attacchi ucraini, sarebbe stata affondata a Sebastopoli lo scorso 19 maggio. Da un altro mare il Baltico arrivano invece altre notizie minacciose, stavolta di fonte russa. Il ministero della Difesa di Mosca ha «proposto» (unilateralmente, il che significa che intende imporre) una estensione dei limiti delle acque territoriali russe in quel mare.
Si fa generico riferimento a una porzione di acque che verrebbero d'ora in avanti considerate interne vicino ai porti di Baltijsk e Zelenogradsk, che si trovano nella exclave russa di Kaliningrad confinante con Lituania e Polonia, ma anche in modo oscuro al Golfo di Finlandia orientale.
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