"Sì, ho una nuova donna. Meloni? Grande lavoro"

Il principe Emanuele Filiberto di Savoia: "Da tre anni sono separato da mia moglie Clotilde. Niente corna, sto con Adriana"

"Sì, ho una nuova donna. Meloni? Grande lavoro"

Emanuele Filiberto di Savoia oggi ha 52 anni. È il figlio di Vittorio Emanuele IV, morto un anno fa, ed è il nipote di Umberto II, ultimo Re d'Italia, anche se fu Re solo per poche settimane nella primavera del 1946, prima che un referendum abolisse la monarchia. Emanuele Filiberto ha fatto molte cose nella vita. È stato un personaggio televisivo, soprattutto, e un imprenditore. È sposato e ha due figlie. In questi giorni su alcuni giornali sono apparse delle fotografie che hanno alimentato il gossip. Foto sue, a Siviglia, in compagnia di Adriana Abascal, una bellissima signora messicana, in atteggiamenti di grande confidenza.

Come stanno le cose?

«Stanno così. Da tre anni sono separato da mia moglie Clotilde, ma con lei, che è la madre delle mie figlie, ho uno splendido rapporto».

E con la donna con cui è stato fotografato?

«È vero che ho incontrato Adriana e che oggi sono molto felice con lei. Poi i giornali scrivono quelle che vogliono. Scriveranno tradimento, corna Li conosco bene i giornali...».

Sì, hanno scritto proprio così: corna.

«Ecco, questo è falso. Nessun tradimento, niente corna. Mia moglie è al corrente di questa relazione come lo sono le mie figlie. Con Clotilde c'è grande rispetto e ci vogliamo bene».

Lei oggi è felice?

«Si, lo sono».

Lei ha vissuto 30 anni in esilio: ha sofferto da ragazzo per il divieto di entrare in Italia?

«Certo che ho sofferto. Ho avuto comunque un esilio bello. Ho vissuto in una famiglia unita, che mi amava».

Che rapporto aveva coi suoi genitori?

«Veramente un ottimo rapporto. Dei veri genitori che mi hanno seguito sempre. Papà mi insegnava la storia del mio Paese, e ho condiviso tante passioni di papà, ho fatto con lui il sub, l'aviazione, i viaggi».

Che le diceva suo padre?

«Mi diceva: voglio darti l'amore che io da ragazzo non ho ricevuto».

Perché non aveva ricevuto amore?

«Fino a nove anni è stato allevato come figlio del Re e come Principe ereditario. E poi c'era la guerra, suo padre lo vedeva poco. Ha sofferto molto per il non affetto fisico dei suoi genitori».

Che tipo era suo padre?

«Era una persona straordinaria. Tutte le persone che lo conoscevano lo adoravano. Era divertente, gentile, generoso. Con tutti. Era così con le persone più umili come col Re di Spagna. I suoi amici, quando vivevamo in Svizzera, erano il meccanico, il cuoco del ristorante, qualche grande imprenditore, qualche Re Tutti allo stesso modo».

Ha patito per la sua morte?

«Sì, un grande vuoto. Ci sentivamo tutti ii giorni. Lavoravo con lui per la gestione degli Ordini dinastici».

Cosa sono?

«Ordini cavallereschi cui oggi partecipano più di 3500 cavalieri. Mio padre ne prese le redini da mio nonno nel'83. Da allora fino ad oggi abbiamo distribuito più di 45 milioni di euro in beneficenza. E nessuno lo dice».

Lei pensa che casa Savoia sia stata demonizzata?

«Sì».

La cosa che le fa più male?

«L'ignoranza della gente. Dicono: Vittorio Emanuele è responsabile dell'avvento del fascismo».

Non è vero?

«L'Italia era una monarchia costituzionale, i poteri del Re erano limitati. Il fascismo fu votato in Parlamento. Se non lo avessero votato, Mussolini non sarebbe diventato Presidente del Consiglio. Chi votò in Parlamento? I fascisti? Macché, i fascisti in Parlamento erano poche decine, quindi lo votarono anche altri partiti».

Non ci sono responsabilità del Re?

«Il Re comunque è responsabile per il suo popolo e per il suo paese: ma non è colpevole. Non si può identificare il fascismo con il Re. Responsabilità è una cosa, colpa è una cosa diversa. Il Re, si sa, odiava il fascismo e odiava Mussolini. Qui in Italia c'è ancora gente che fa il saluto romano. Il Re non lo ha mai fatto».

Lei condanna il fascismo?

«Sì. Ho scritto una lettera alla comunità ebraica per condannare fermamente le leggi razziali che purtroppo furono firmate anche da Vittorio Emanuele III».

Eh già: furono firmate dal suo bisnonno

«Sì, che comunque tre volte le rimandò in Parlamento dicendo: siete sicuri che volete queste leggi? E il Parlamento tre volte disse sì. Solo allora lui firmò perché ne fu obbligato. Lo stesso Mattarella, di recente, ha dichiarato che spesso ha dovuto firmare leggi su cui non era d'accordo».

Che giudizio dà su quelle leggi?

«La cosa più obbrobriosa che l'Italia abbia mai fatto. Il fascismo è stato una cosa orrenda della quale non voglio più neanche sentir parlare. Il fascismo e il nazismo sono stati il periodo più buio che la storia del mondo abbia avuto».

Il Re fuggì a Pescara dopo l'armistizio con gli alleati e la rottura coi tedeschi

«Non fu una fuga. Fu un trasferimento del potere. Il Re non poteva farsi prendere dai tedeschi. E tutti sapevano che Roma sarebbe caduta in mano nazista nel giro di pochi giorni. Anzi, cadde dopo 48 ore».

Suo nonno Umberto II, si disse, voleva rimanere a Roma ma il padre glielo impedì

«Sì. E se fosse rimasto a Roma oggi probabilmente ci sarebbe ancora la monarchia in Italia».

Che ricordo ha di suo nonno?

«Uomo eccezionale. Che ha messo davanti a tutto l'Italia. Ha saputo farsi da parte nel 46. Ha capito che se restava in Italia avrebbe creato tensioni troppo grandi e non voleva più spargimento di sangue. Per questo andò in esilio».

Sua nonna, Maria Josè?

«Era una gran donna. Colta. Ha supportato in tutti i modi la Resistenza italiana. Ha contribuito alla diffusione delle arti. Io spero che un domani si possano portare le salme dei miei nonni al Pantheon, il loro giusto luogo di sepoltura».

Come ha vissuto il processo a suo padre per lo sparo di Cavallo?

«Molto male. La corte di Assise di Parigi aveva completamente assolto mio padre. La campagna contro di lui era infondata. Il Pm Woodcock a un certo punto chiese alla Francia di riaprire il processo. Gli risposero: caro signore, innanzitutto non sappiamo chi lei sia, e comunque Vittorio Emanuele di Savoia è stato assolto definitivamente».

C'è stata una persecuzione nei confronti di suo padre?

«Di sicuro c'è stata».

La politica italiana le piace?

«Giorgia Meloni ha fatto un grandissimo lavoro. L'Italia può essere il paese traino dell'Europa».

Come sta con salute? Ha avuto dei problemi seri. Risolti?

«Tutto passato, tutto finito. Ora sto bene».

Dica la verità: lei pensa che sia stato un errore abolire la monarchia?

(Ride). «Per me le famiglie reali sono un punto di riferimento. Il Re è il padre di tutti i suoi cittadini. Oggi, in questa crisi di valori, sarebbe una cosa molto importante per un paese.

Ha visto la foto dei capi di stato ad Auschwitz, il giorno della commemorazione? La maggioranza erano Re e Regine. E l'ha vista la commozione al funerale della Regina d'Inghilterra? Ha visto come è stata apprezzata la visita del Re di Spagna a Napoli? Beh, si vede la differenza fra un Re e un Presidente. Altra classe!».

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