Dopo otto anni di sofferenza «Antonio», tetraplegico dal 2014, ha vinto la sua battaglia: potrà accedere legalmente al suicidio assistito in Italia. Ieri è finalmente arrivato il via libera per il farmaco da somministrare al 44enne marchigiano tetraplegico (il nome è di fantasia) che da diverso tempo lottava per il diritto al suicidio medicalmente assistito. Un altro marchigiano, dopo Federico Carboni, primo autorizzato alla procedura e deceduto il 16 giugno scorso a Senigallia, Ancona, in seguito alla autosomministrazione di Tiopentone sodico, ora anche «Antonio», assistito dal collegio legale dell'Associazione Luca Coscioni, è «riuscito a far valere il proprio diritto di vedere rispettata la sua volontà di accedere al suicidio medicalmente assistito».
«Sono felice» ha detto lui dopo la notizia della conferma del farmaco. «Inizio ora a predisporre ogni cosa al fine di procedere in tempi brevi con il suicidio assistito». È contento di poter restare a casa propria «fino all'ultimo momento» e, soprattutto, di poter avere accanto i propri cari.
La procedura in Italia, ricorda l'Associazione Coscioni, «è legale solo alla presenza delle quattro condizioni indicate dalla Corte costituzionale nella cosiddetta sentenza di incostituzionalità «Cappato\Antoniani», nello specifico: «proposito di suicidio, autonomamente e liberamente formatosi, di una persona tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetta da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che ella reputa intollerabili, ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli, sempre che tali condizioni e le modalità di esecuzione siano state verificate da una struttura pubblica del servizio sanitario nazionale, previo parere del comitato etico territorialmente competente». La Commissione di esperti Asur Marche ha, dunque, inviato il parere che mancava sul farmaco e sulle modalità di autosomministrazione: i due punti che erano rimasti in sospeso dopo la relazione medica inviata al Comitato Etico e il relativo parere. I legali dell'uomo avevano inviato una diffida legale «affinché l'ordinanza del giudice del tribunale di Fermo fosse eseguita in ogni parte, inclusa la parte attinente alle modalità possibili in modo che potesse autosomministrarsi il farmaco». Si chiude dunque una lotta lunga ed estenuante. «Ora Antonio è finalmente libero di scegliere se e quando procedere - ha commentato l'avv. Gallo - Ma ci sono voluti quasi due anni affinché questo suo diritto venisse rispettato. Un tempo lunghissimo per persone che si trovano in condizioni di estrema sofferenza e che, purtroppo, molti malati, non hanno».
Sono circa 400 le chiamate che mensilmente arrivano al Numero Bianco, la
infoline gratuita lanciata dall'Associazione Luca Coscioni, per informare i cittadini sui propri diritti nel fine vita. È quanto rende noto l'Associazione. Al numero 06 9931 3409 arriva una media di 13 telefonate al giorno.
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