
«Centinaia di famiglie pagano le colpe del Comune di Milano, i problemi tutti interni alla sinistra le hanno portate al dramma in cui si trovano oggi», hanno comprato alloggi in palazzi bloccati o a rischio sigilli. E il vicepremier della Lega Matteo Salvini ricorda che da ministro è andato «personalmente a processo, ho rischiato la galera e non mi sono mai sognato di scaricare sui miei collaboratori qualcosa che avevo deciso io. Comodo scaricare la colpa sul direttore, l'architetto, il funzionario o l'assessore». Salvini ha lavorato in prima linea per oltre un anno sul decreto «Salva Milano» che serviva a sbloccare l'urbanistica milanese paralizzata dalle inchieste della Procura. I pm contestano le «procedure semplificate» sdoganate dall'ex sindaco Pisapia quattordici anni fa e portate avanti da Beppe Sala che mercoledì, dopo il primo arresto di un ex dirigente per corruzione, falso e frode processuale, ci ha messo poche ore per bloccare la norma. Per sua stessa ammissione, «non godeva già di buona salute». Erano valse a poco le minacce di dimissioni o di aprire un «caso politico», il Pd non era disposto a votarla in Senato e la segretaria Elly Schlein ha colto la palla al balzo per dichiarare «morto il ddl». Il leader della Lega è rimasto in silenzio due giorni e ieri ha sparato a zero: «Adesso risolva Sala la situazione, io l'avrei già fatto un anno fa. In base alle sue richieste abbiamo scritto una legge, non era per Brindisi o per Bolzano, ma per Milano. perché lì evidentemente qualcuno ha sbagliato. Siamo ancora pronti a risolvere i problemi delle famiglie, ma ci dica cosa vuol fare, sperando che la sinistra non continui a dividersi. Non voto niente a dispetto di sindaco e Pd che amministrano la città e hanno il problema in casa».
Proprio ieri l'assessore alla Casa Guido Bardelli ha incontrato il sindaco Sala e ha rassegnato le dimissioni, saranno ufficializzate formalmente lunedì perchè ha chiesto di poter chiarire in Consiglio comunale. Dalle indagini sono emerse chat del settembre 2023, quando non era ancora in carica, in cui criticava un assessore e scriveva ad Oggioni «bisogna far cadere questa giunta». Salvini ribadisce che «se oggi un treno rallenta in Lombardia il Pd chiede le mie dimissioni, se qualcosa non funziona in Comune non è colpa dell'usciere». Ricorda che in un passaggio dell'ordinanza del Gip due indagati, intercettati, erano terrorizzati che il ministro potesse modificare il ddl. «Leggevo che sarei stato di ostacolo a qualche persona che aveva interessi particolari, diceva speriamo che Salvini non cambi la norma. Siccome io agisco per l'interesse pubblico e dei cittadini, Sala mi dica cosa vuol fare e io sarò conseguente». Anche il vicepremier di Fi Antonio Tajani difende la norma: «Andiamo avanti, non si possono fare i provvedimenti in base a una vicenda giudiziaria che riguarda una persona. Siamo sempre garantisti, a differenza di altri, e lo siamo anche quando si tratta di giunte di sinistra, non speculiamo».
Frena invece il vicepresidente della Camera di Fratelli d'Italia Fabio Rampelli: «Ho sempre osservato con grande perplessità, ma senza pregiudizi, il Salva Milano per una serie di ragioni costituzionali, giuridiche e amministrative. Oggi la vicenda giudiziaria rafforza le perplessità».
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