Salva Milano, Pd con le spalle al muro

Il sindaco Sala in pressing: "Siate chiari, ditemi cosa farete". Voto dal 4 al 6 marzo

Salva Milano, Pd con le spalle al muro
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Continua il pressing delsindaco Beppe Sala sul Pd a proposito del cosiddetto «Salva Milano»: «Il Pd alla Camera ha votato compatto - dice - al Senato sta elaborando. Io chiedo al Partito democratico, che non è il mio partito, perché non ho la tessera, ma che è ovviamente il mio azionista di riferimento: siate chiari, ditemi come va a finire e cosa farete». Il primo cittadino di Milano cerca di mettere sempre di più con le spalle al muro il partito. Nel mirino l'atteggiamento contraddittorio dei democratici che dopo aver votato il documento bypartisan alla Camera, hanno ingaggiato un clamoroso dietrofront al Senato. Ora la discussione e il voto sul documento sono stati calendarizzati dalla conferenza dei capigruppo a Palazzo Madama dal 4 al 6 marzo.

Così Sala arriva addirittura alla velata minaccia, a proposito del mancato incasso degli oneri di urbanizzazione per 165 milioni di euro: «Per quest'anno me la cavo ma poi son costretto a tagliare servizi ai cittadini». Un' uscita che ha tanto il sapore di campagna elettorale così, a parti invertite, la difficoltà dei dem ad approvare il testo è tale che lunedì in consiglio comunale non hanno voluto discutere l'emendamento della Lega. «L'interpretazione non la chiediamo al Consiglio comunale ma la deve dare il Parlamento» chiosa Sala. Segue l'excusatio non petita: «Qui non si parla di fenomeni corruttivi, si parla dell'interpretazione che Milano da 13 anni ha dato alle regole sull'urbanistica. A Milano abbiamo cercato di sveltire, l'accusa è che abbiamo sveltito troppo» ha aggiunto Sala sintetizzando in maniera sommaria quanto accaduto. Legge bene la situazione in cui si trova Sala, l'assessore lombardo al Territorio Gianluca Comazzi (FI): «Ci dispiace che il sindaco sia stato abbandonato e sia completamente solo in questa battaglia. Speriamo che il Senato al più presto trovi un equilibrio giusto per consentire di far ripartire l'economia della nostra città».

A confermare quanto sta accadendo ovvero il consolidamento di un muro di opposizione da parte di Pd, Verdi e M5Stelle il deputato M5S Agostino Santillo: «La corale pro-cemento che da tutti i lati sta aiutando Giuseppe Sala a picconare il Pd deve comprendere che le leggi in Parlamento non si approvano a spallate. E molti di questa cordata di amanti del far west urbanistico sono anche parlamentari di lungo corso. Il testo licenziato dalla Camera è indigeribile, perché è una sanatoria che serve in primis a disattivare tutte le inchieste dei magistrati ora in corso a Milano, in seconda battuta ad allentare a dismisura tutte le procedure urbanistiche». Chiude la questione, svelando il finale (?) il capogruppo del Pd in Regione Lombardia Pierfrancesco Majorino: «Sono convinto che si troverà una sintesi tra le diverse impostazioni».

La posta in gioco è altissima: «Il blocco degli investimenti immobiliari penalizza l'intera filiera e mette a rischio, oltre a diversi posti di lavoro, la crescita economica e sociale della città - osserva Davide Albertini Petroni, presidente di Confindustria Assoimmobiliare ieri in audizione al Senato -. I progetti di rigenerazione urbana a Milano valgono 12 miliardi di euro e oltre 165 milioni di euro di oneri di urbanizzazione persi nel 2024. Se la situazione non si sblocca rapidamente, Milano rischia di perdere la propria capacità di crescita e innovazione. A risentire maggiormente i progetti di rigenerazione urbana di larga scala e quelli di sviluppo residenziale necessari considerata la crescente domanda di abitazioni a prezzi accessibili». Il conto è di 200 progetti fermi e circa 38 miliardi di prodotto perduto nei prossimi 5 anni dall'intera filiera industriale.

Il nome del ddl non inganni, la portata della questione è nazionale «perchè coinvolge l'intera filiera industriale italiana - spiega Federico Oriana, presidente dell'Associazione Nazionale delle Società Immobiliari - oggi esiste il rischio concreto che tutta l'urbanistica italiana vada indietro e non avanti».

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