Il decreto salva-casa «non è un condono, perché riguarda difformità interne». È quanto ha ribadito ieri il ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, ai microfoni di Rtl 102.5. «Queste proposte su cui stiamo lavorando le abbiamo elaborate con gli ingegneri, con gli architetti, con i notai, con gli agenti immobiliari, con i sindacati», ha ricordato aggiungendo che «riguardano tutto quello che è dentro le abitazioni, ovviamente non c'è nessun premio per chi ha la villa abusiva in zona sismica o in riva al fiume». Una chiara risposta alle critiche del segretario generale Cgil, Maurizio Landini. «Se non va bene a Landini, vuol dire che va bene agli italiani», ha tagliato corto.
Il ministro ha specificato che si tratta di «difformità interne che spesso bloccano la vendita o l'acquisto di una casa, come una piantina difforme o una finestra posizionata male, che riguardano, secondo le stime degli ingegneri, quasi l'80% delle case degli italiani normalissimi, quindi non la villa in Sardegna». Anziché abbattere, è il ragionamento, si va in Comune, si paga ciò che si deve e si torna a poter vendere e acquistare, «dal momento che si tratta di questioni interne che non creano problemi urbanistici o ambientali».
Secondo quanto trapelato finora, il decreto dovrebbe aumentare la soglia di tolleranza alle variazioni di una costruzione. Dall'attuale 2% (2 centimetri in eccesso per ogni metro), si passerebbe al 5%, soprattutto per gli immobili costruiti prima del 1985 (cioè prima della legge sulla casa). Il tetto di tolleranza dovrebbe poi essere inversamente proporzionale alla dimensione dell'abitazione: più è piccola e più si alza. Si potranno sanare solo modifiche interne alla casa come le nicchie nei muri, oppure i tramezzi, lo spostamento di una finestra. Anche i soppalchi, per cui serve attualmente l'autorizzazione del Comune perché si aumenta la superficie calpestabile, potranno essere messi in regola.
Attualmente per sanare interventi realizzati senza permessi o in difformità, è necessaria una doppia conformità sia alle regole dell'anno di costruzione che a quelle dell'anno nel quale viene chiesta la sanatoria. Questa situazione blocca migliaia di pratiche nei comuni. Lo scopo è far sì che sia sufficiente la conformità in uno dei due momenti senza costringere il proprietario a demolire e ricostruire per mettersi in regola. Per le case realizzate negli anni '60 lo stato di fatto dell'immobile potrebbe coincidere con lo stato legittimo, sanando così tutte le piccole irregolarità, escluso il condono di eventuali abusi. Possibile, infine, autorizzare i cambi di destinazione d'uso degli immobili tra categorie omogenee (residenziale, produttiva, commerciale e agricola).
Salvini ha, infine, precisato che «in alcuni casi è impossibile burocraticamente sanare, ad esempio per il tema della doppia conformità. Ci sono milioni di abitazioni in cui questi interventi non sono stati fatti cinque anni fa ma negli anni '70 o '80 ed è, anche volendo, impossibile sistemare».
L'obiettivo è liberare i proprietari immobiliari dalla burocrazia e anche l'approvazione da parte delle associazioni di categoria come Ance (costruttori) e Confedilizia (proprietari immobiliari) evidenzia come l'argomento sia molto sentito dagli addetti ai lavori. Anche se in maggioranza bisognerà trovare la quadra. «Ci stiamo lavorando e ne dovremo parlare anche con gli alleati: non vogliamo toccare nulla sulle norme ambientali e sui vincoli», ha concluso.
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