Sarà il Cav a salvarlo dai conservatori Pd

diRenzi non si rende conto che Moody's gli sta preparando un trattamento come quello che servì, nel 2011, a disarcionare il governo Berlusconi, con il concorso del Pd e di certe élites economiche poco intelligenti. Dopo che Renzi ha sparato sul pianista Draghi dicendo «le riforme le decido io», la Commissione europea, per metterlo in mora, ha maliziosamente detto che è vero. E ora lo aspetta al varco, con lo strumento di Moody's (che ha appena promosso la Germania con una tripla A), il cui futuro rating negativo sul nostro debito, è la premessa per una lettera-ultimatum: come nel 2011. E questa volta, dopo le cure maldestre dei governi Monti, Letta e Renzi il nostro debito pubblico va verso il 135% del Pil mentre nel 2011 andava solo verso il 120%. E così l'Europa potrà decidere per il commissario o cosa analoga, con il consenso di Bce e Fondo Monetario. A meno che Renzi non prenda presto qualche misura concreta su lavoro, spesa, debito e semplificazioni burocratiche. Il problema di Renzi un po' sta nella vaghezza del suo programma, scritto da gente che non conosce i fatti concreti. Ma soprattutto lui ha contro il Pd partito di sinistra conservatrice, attaccata a privilegi propri e al giustizialismo ad altrui carico. E lo si è visto per la vertenza Alitalia, in cui Renzi aveva annunciato di voler entrare in campo, decidendo lui. Ma non era Craxi, sulla scala mobile. Così c'è stato un minuetto fra l'ad di Alitalia e Cgil, che gli ha imposto di fare un nuovo contratto nazionale minacciando di non firmare l'accordo se il governo non faceva nuove concessioni per gli esuberi. In teoria, con l'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, dopo la cassa integrazione straordinaria nel caso di una ristrutturazione aziendale e cambio di società si può licenziare, senza bisogno di firma del sindacato. Ma la giurisprudenza dei contratti collettivi è politicizzata. E quindi solo con il consenso di Cgil, a suon di concessioni che paghiamo noi, Alitalia ha potuto accordarsi con Etihad. Dunque Renzi deve ridimensionare i contratto collettivi nazionali e dare piena validità ai contratti Marchionne come in Germania o ridimensionare l'articolo 18, che in Spagna non esiste e lasciar fare i contratti di lavoro liberi. Però Renzi deve anche tagliare seriamente le spese, cominciando dalle aziende pubbliche per evitare altri aumenti di imposte e ridurle, in particolare sugli immobili, essendo l'edilizia, in stato comatoso. Quest'anno le iscrizioni di studenti universitari ad architettura e ingegneria civile sono calate del 43,1% (per fortuna ad agricoltura sono salite del 72%). Il problema del debito non si risolve senza le privatizzazioni degli immobili pubblici - sulla cui appetibilità per altro pesano le imposte eccessive e incerte - e delle aziende pubbliche. Invece il loro collocamento sul mercato adesso sarebbe agevole. E c'è da attuare la semplificazione burocratica. I sindacati tipo Cgil sono contro le privatizzazioni perché incidono sui privilegi dei dipendenti pubblici che scioperano, mentre ambientalisti, urbanisti e giustizialisti di sinistra sono contro le semplificazioni burocratiche. Vorrebbero aumentare controlli e sanzioni in particolare penali, anziché depenalizzare.

Renzi ha solo una via per non perire: accettare un'aiuto di Berlusconi a una qualche riforma concreta e immediata basata sul rispetto della libertà di scelta nel mercato del lavoro e sulla non criminalizzazione del risparmio dei piccoli e dell'iniziativa dell'impresa. Ciò ferma restando la differenza quasi abissale fra le due concezioni.

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