Sono in tanti, sono arrabbiati e pronti a dividersi le spoglie di quel che resta del Vaffa. Pochi giorni fa Euromedia research ha fotografato la paura di sette italiani su dieci che scoppino rivolte sociali.
C'è chi ha fiutato l'aria tesa ancora prima dei sondaggi. Spicca senz'altro Michele Farina, avvocato foggiano di 56 anni, fondatore della pagina Facebook «Stop Europe». Ha creato la pagina mettendo on line questo post: «Ho aperto questo gruppo perché sono stanco dell'Europa e dell'euro. Se non arriveremo almeno a 100.000 lo chiuderò perché non servirà a niente». Nemmeno un mese dopo la pagina conta oltre un milione di iscritti. Per avere un termine di paragone, la pagina del M5s ha 1,4 milioni di follower.
La platea della protesta montante è il mondo delle partite Iva, un pianeta composito di commercianti, artigiani e professionisti, ma anche un sottoproletariato senza rappresentanza, trattato dalla sinistra alla stregua degli odiati lavoratori autonomi. Nell'area progressista la piazza è diventato solo strumento di conformismo filo governativo, che ignora e minimizza il malcontento.
Sono in tanti a contendersi questa galassia. Al Popolo delle partite Iva si sono affiancate tante altre sigle analoghe e una pagina facebook come «Partite Iva incazzate» sfiora i 50mila follower e trabocca di proteste e video con testimonianza di rabbia e disperazione. Alle classiche sfuriate contro tasse e burocrazia si sono aggiunte quelle contro le regole paradossali del governo Conte per i commercianti, la delusione per gli aiuti promessi e mai arrivati, le multe per violazioni dei limiti più insensati imposti durante la quarantena.
Tornano in campo anche i Forconi o i gilet arancioni del generale Pappalardo, che chiama i suoi a una manifestazione il 2 giugno. E poi Casapound ritenuta la vera anima delle Mascherine tricolori, andate in piazza più volte in diverse città. Si schierano ordinatamente a distanza di sicurezza anti coronavirus, con il volto coperto dalla mascherina tricolore e la posa marziale. Ieri a Ostia è scattata la contestazione contro Virginia Raggi, cui il leader di Casapound Luca Marsella ha provocatoriamente impedito di scendere dall'auto.
Ci sono poi soggetti singoli che, forti di una buona abilità comunicativa, tentano di aggregare il malcontento. Tra questi Max Massimi, che pubblica arringhe anti politiche su Facebook e annuncia «una protesta unica nel suo genere, da Aosta a Lampedusa». Oppure Elvio Silvagni, patron del gruppo Silver 1 (che possiede tra gli altri il marchio Valleverde) che ha pubblicato una lettera di protesta contro il governo sotto l'emblema «Sveglia - Italia». A favorire il fenomeno c'è un fattore tecnico: «Facebook sta spingendo molto i gruppi - spiega il social media coach Davide Dal Maso - dove l'utente può anche intervenire come autore di post: l'effetto è un aumento enorme del coinvolgimento». E poi il fattore politico. Stop Europe si concentra su tre obiettivi dichiarati: «Uscire dall'Europa, uscire dall'euro, recuperare la sovranità monetaria». Ma nel calderone confluiscono i temi classici dell'antipolitica, gli stessi dei 5 Stelle delle origini. Ma nel calderone finiscono le stesse istanze delle origini grilline: complottismo tecnologico (No-5G), sanitario (No-vax e Sì-plasma), istanze economiche di un Paese impoverito e inondato da welfare parassitario. La posta in palio è il consenso della politica tradizionale, ma anche quello del M5s, dal quale gli utenti di questi gruppi si proclamano delusi.
E la sondaggista Alessandra Ghisleri sulla Stampa ha evidenziato un dato inquietante: «La fiducia nei politici italiani oggi è al 4,6%, solo un punto percentuale più alta di quel periodo che ha portato Beppe Grillo al famoso V-day». Uno degli aspiranti leader, Nicola Franzoni, aveva tentato l'adunata il primo maggio rimediando solo un flop. Il 30 maggio si danno appuntamento altre sigle. Prove tecniche di Vaffa a tutti, 5 Stelle inclusi.
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