Scalfari insulta i poveri: "Sono come le bestie"

Il fondatore di Repubblica intervenendo a Soul, la trasmissione di Tv2000: "Gli uomini hanno bisogni primari come gli animali. E i poveri, salvo pochissimi, non hanno bisogni secondari"

Scalfari insulta i poveri: "Sono come le bestie"

Diceva Indro Montanelli, che alla sinistra i poveri piacciono talmente tanto da volerli aumentarli di numero. La massima espressione di questa sinistra, diventata poi salottara e radical chic, è il fondatore di Repubblica: sua eccellenza Eugenio Scalfari. Il quale, però, alla veneranda età di 91 anni ha capito che in realtà i poveri gli fanno anche un po' schifo. Puzzano, come le bestie.

Ci viene da pensare che il pensiero del Direttore fosse indubbiamente più intelligente di quanto non sia sembrato. O forse no. Anzi, sicuramente no. Sentite: intervenendo alla trasmissione Soul in diretta sabato e domenica su Tv2000 (la tv della Chiesa), Barbapapà si infila nel sapiente ragionamento sulle virtù degli uomini e dei poveri. "Gli uomini hanno bisogni primari - dice - come gli animali". E fin qui, nulla da eccepire. Ma Scalfari voleva arrivare altrove. "I poveri - afferma senza un briciolo di vergogna - salvo pochissimi, non hanno bisogni secondari".

Traduzione per noi "poveri" ignoranti: tutti gli uomini hanno istinti animali, i ricchi possono godere anche di quelli secondari (come la ricerca di Dio) mentre i poveri no. Si fermano ai primi. Come le bestie. Penserete: è uno scivolone dovuto all'età. Ma non è così. Infatti di fronte alle obiezioni della conduttrice Monica Mondo ("Il desiderio c'è anche negli ultimi") , Scalfari ha rincarato la dose: "Lei pensa?". Si sarà anche offeso che la Mondo abbia osato ribattere a colui il quale ha continui colloqui con papa Francesco. I poveri, insomma, sono solo "gente che non sente contraddizioni".

Solo alla fine Scalfari fa un piccolo passo indietro, ammettendo che forse un piccolo "bisogno secondario" anche i poveri possono svilupparlo: "I coltivatori delle Americhe erano neri e cantavano

e da lì deriva il jazz". Poco, ma è già qualcosa.

Di più non ci si poteva attendere nella "seconda lettera di Eugenio Scalfari ai poveri". Anzi no, solo ai ricchi. Tanto i reietti non leggono mica: è un bisogno secondario.

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