Scenari (senza pace). Battaglie in Ucraina, attacco in Moldavia o un blitz da Minsk

Putin per l'anniversario potrebbe attaccare la repubblica ex sovietica dalla Transnistria incolpando Kiev. E una tregua si allontana

Scenari (senza pace). Battaglie in Ucraina, attacco in Moldavia o un blitz da Minsk

È già passato un anno da quando fu Vladimir Putin in persona, il volto segnato da una notte insonne e dalla tensione fortissima, ad annunciare all'alba in televisione che l'attacco russo all'Ucraina era cominciato. Ci chiedemmo allora cosa dovessimo aspettarci in quel 2022 e oggi lo sappiamo: una guerra su suolo europeo di cui non si vede la fine e un drammatico braccio di ferro che riguarda tutti noi, anche qui in Italia, con un dittatore incattivito dai suoi fallimenti. Oggi, un anno dopo, ci poniamo la stessa domanda per il 2023, e la risposta è tutt'altro che facile.

Sappiamo che la primavera porterà battaglie feroci in Ucraina, che lo scontro non solo militare ma di civiltà (in tempi meno confusi si parlava di mondo libero) continuerà a coinvolgerci volenti o nolenti. È utile partire dai dati di questi giorni, che mescolano eventi bellici ad auspici di pace. Colpisce che proprio ieri il Cremlino abbia riproposto in scala minore l'identico schema che un anno fa condusse all'invasione dell'Ucraina. Stavolta l'oggetto delle macchinazioni di Putin è la piccola Moldavia, incastonata tra Ucraina e Romania. Una Repubblica ex sovietica di lingua e cultura rumene, che come Kiev non è membro Ue, ma ha liberamente eletto un governo filoccidentale e che, come l'Ucraina con il Donbass, si ritrova entro i confini una regione filorussa (la Transnistria) armata fino ai denti da Mosca. Ora il Cremlino, subito dopo aver cancellato i suoi vecchi impegni al rispetto dell'indipendenza moldava, accusa gli ucraini di preparare una provocazione per poter aggredire la Transnistria dando la colpa alla Russia. Non è difficile prevedere che Putin voglia in realtà attaccare oggi la Moldavia come fece un anno fa con l'Ucraina, aprendo un nuovo fronte del conflitto ma incolpandone il «guerrafondaio» Zelensky.

In tema di guerra, il 2023 dovrà sciogliere molti nodi. Nessuno crede a una tregua vicina: si accumulano semmai forze per una nuova offensiva russa e un nuovo contrattacco ucraino. La prima potrebbe non limitarsi al Donbass, dove i russi perdono migliaia di uomini ogni settimana solo per cercare di conquistare la cittadina fortificata di Bakhmut e dove è in corso anche la battaglia personale dell'inquietante capo dei mercenari Wagner, Evgeny Prigozhin, per ritagliarsi un ruolo di potere a Mosca: non è escluso che Putin trascini in guerra il vassallo bielorusso Lukashenko, aprendo un fronte Nord per impegnarvi le armate ucraine, così come è possibile il citato tentativo di putsch in Moldavia. Di sicuro, per Putin, il '23 è l'anno in cui dovrà riuscire là dove ha fallito nel '22: preoccupa anche la possibilità che voglia alzare la tensione nel Mediterraneo, dove la nostra Marina militare segnala un «impressionante» aumento di presenze di navi russe, anche vicino allo Jonio. Pure Zelensky, però, vuole un '23 di svolta positiva: spera che le armi occidentali permettano al suo motivatissimo esercito non solo di respingere gli attacchi, ma di lanciare una controffensiva ambiziosa verso »ud, puntando su Melitopol e Mariupol per isolare la Crimea.

Una cosa è certa: scorrerà ancora molto sangue. Putin sa che se non vincerà la guerra, il suo potere personale in un modo o nell'altro finirà. Mentre gli ucraini non ne vogliono sapere di compromessi con un nemico che ha già ampiamente dimostrato la sua crudeltà. E la pace? La vedremo nel 2023? In questi giorni si parla di un piano cinese. Kiev è disposta a parlarne, anche se tutti capiscono che Pechino, da alleata di Mosca qual è, non proporrà nulla che non convenga a Putin.

Ma se alla lunga prevarrà una logica di compromesso, si potrebbe arrivare a una «soluzione coreana»: un armistizio lungo decenni, con un'Ucraina mutilata di qualche territorio ma ammessa nell'Ue e nella Nato a garanzia del suo (e nostro) futuro di pace almeno relativa.

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