Schlein e compagne mute sullo stupro alla festa Pd

Tra gli indagati, un giovane di origini straniere. Bignami (Fdi): "Il silenzio dei dem è gravissimo"

Schlein e compagne mute sullo stupro alla festa Pd

Bologna, giostre del Parco Nord: è l'ultima sera della Festa dell'Unità. Una ragazza di 15anni viene accerchiata e violentata da un gruppo. Nel branco, c'è pure un italiano di origini straniere. Siamo a settembre scorso. Il capoluogo dell'Emilia Romagna si appresta a fare da palcoscenico a una sfida tutta interna: il governatore Stefano Bonaccini contro Elly Schlein per la guida di un Pd in disarmo, appena sconfitto alle politiche, per un congresso che appare scritto. Vincerà, contro il favore dei pronostici, la seconda, in una contesa dal sapore interregionale. La vice che sbaraglia il predestinato. Davide che abbatte Golia, secondo i canoni dei politologi. Una storia, una delle tante che accompagnano la politica contemporanea. Ma a Bologna, in quella serata settembrina, si consuma un'altra storia, che è ben più tragica. La Festa dell'Unità fa da teatro inconsapevole. Almeno il pubblico non sa che una giovane, circondata da un gruppo di ragazzini, viene costretta a compiere atti sessuali. Ci vorranno mesi prima che i fatti emergano. Poi però partono le denunce, le attività degli inquirenti, dunque le accuse verso un gruppetto di minorenni (per l'esattezza cinque, tra cui ragazze, più un maggiorenne, che non risulta più in Italia). Nel frattempo, Elly Schlein è salita alla guida del Nazareno. Ha nominato la segreteria, monopolizzando i vertici, ma dell'evento tragico accaduto durante la Festa dell'Unità di Bologna non parla. Ha preso una vacanza, dice. Forse perché le trattative per il potere intestino l'hanno sfinita. Ma la Schlein, con la sua leadership tutta centrata sui diritti e sulle minoranze, sulle violenze di Bologna non proferisce parola. Non solo lei: è tutta la comunità dem del luogo a non prendere posizione. A parti inverse, il centrodestra sarebbe stato preso d'assalto. Non serve neppure sottolinearlo. Passano giorni. L'opposizione bolognese, che è poi maggioranza nel Paese, incalza. Ma dal Pd nulla. «Gravissimo quanto accaduto a questa ragazza, a cui vanno la nostra totale solidarietà e vicinanza. L'auspicio - afferma il viceministro alle Infrastrutture e ai Trasporti, e bolognese doc, Galeazzo Bignami - è che i responsabili vengano individuati e puniti perché simili agghiaccianti violenze non sono tollerabili». A questo punto il Pd prova a fare capolino, parlando di strumentalizzazioni e sottolineando come l'organizzazione sia intervenuta con prontezza. «Se questo significa, come dice il primo cittadino, essere la città più progressista d'Italia, allora siamo fieri di non definirci progressisti e lavoreremo per cambiare tutto a Bologna», tuona il capogruppo di Fratelli d'Italia in Consiglio comunale Stefano Cavedagna.

È in questo clima che il sindaco di sinistra Matteo Lepore chiede il conto ai meloniani per la strage di Bologna del 1980. Questa sì che è una strumentalizzazione.

Il Pd tenta un contropiede ma senza successo. «Per noi una violenza sessuale è una violenza sessuale. Ovunque questa avvenga. E non mancheremo mai di denunciare, di esprimere la nostra solidarietà e la vicinanza fattiva a chi ne è vittima, così come la più ferma condanna per chi la commette», fanno sapere da Bologna. Ma la calma seguita all'episodio fa troppo rumore. Compagni e compagne non si sono esposti per tempo, e questo è ormai un dato incontrovertibile. La Schlein, in specie, si è presa una pausa.

Insieme a lei tutta la neo-segreteria, che sulle violenze alla Festa dell'Unità predilige la tattica del dribbling. È il nuovo corso del Pd, tutto diritti e tutela delle minoranza, raccontano quelli che assicurano di capirne molto.

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