Adesioni ridotte al lumicino e sindacato spaccato. Dopo l'ubriacatura mediatica di uno sciopero che ha assunto fin dall'inizio chiari connotati politici e il carattere di un «sostituto di opposizione», Cgil e Uil fanno i conti con la realtà. I numeri, al di là dei proclami, sono quelli che sono, con una agitazione dalle motivazioni talmente vaghe da non aver convinto e non aver toccato neppure le corde dell'appartenenza tra i lavoratori più sindacalizzati.
Il bilancio finale assume i contorni del flop. Secondo il ministero dell'Istruzione ha aderito alla mobilitazione solo il 6,56% dei lavoratori: il 2,47% dei dirigenti scolastici (con punte in negativo dello 0% in Molise e a Trento e Bolzano); il 6,53% dei docenti; il 2,57% del personale educativo; il 6,89% del personale amministrativo. Nei trasporti, il Ministero delle Infrastrutture stima la partecipazione «al 5% in Rfi» e «sotto il 16%» del personale sui treni regionali. «Massimo rispetto per chi oggi ha scioperato, va tuttavia segnalato che l'adesione allo sciopero nella scuola è stata molto bassa. Si configura il clamoroso insuccesso dell'iniziativa di alcuni sindacati. Andiamo avanti sulla strada delle riforme» rileva in una nota il ministro dell'Istruzione e del merito Giuseppe Valditara. Umori simili dalle parti di Porta Pia dove Matteo Salvini esprime «grande soddisfazione» alla luce dei numeri delle adesioni allo sciopero di oggi, con scarsa partecipazione a partire dal settore trasporti. «Non ho sconfitto Landini, ma è la vittoria del buonsenso: una minoranza ha legittimamente avuto la possibilità di manifestare, senza bloccare milioni di italiani».
Secondo fonti del ministero dei Trasporti avrebbe scioperato solo «un'esigua minoranza», soprattutto sulla rete di Rfi, «nessun treno soppresso sull'alta velocità, adesioni sotto il 16% del personale sui treni regionali».
Micro percentuali anche tra i vigili del fuoco (12,3%); nella sanità (2,7%); nella Regioni a Statuto speciale (3,8%). Se il ministro Salvini si limita a esprimere la propria soddisfazione, alcuni esponenti di centrodestra parlano di un «sonoro schiaffo per Landini» e di una «figuraccia» per i sindacati.
«Si è dimostrato un flop lo sciopero-capriccio del segretario Cgil dichiara Mara Bizzotto, vicepresidente vicario dei senatori della Lega -. Le poche adesioni - in particolare nel settore trasporti - alla mobilitazione indetta da qualche sindacato, non sono altro che un sonoro schiaffo per Landini. Ha prevalso, grazie alla mediazione del ministro Salvini, il diritto alla mobilitazione senza fermare il Paese». Sulla questione interviene anche Giorgia Meloni, senza entrare nel merito dei numeri e dell'esito dell'agitazione, ma soffermandosi sulla genesi dello sciopero: «Un'autorità indipendente ha segnalato che non c'erano i requisiti di uno sciopero generale. Non è qualcosa che ho deciso io, ho grande rispetto dei diritti dei lavoratori», ma «nel merito posso dire poco». Poi la critica nei confronti dei sindacati: «Lo sciopero generale contro la manovra è stato lanciato in estate, quando io la manovra non l'avevo neanche pensata». Non manca chi prefigura un effetto boomerang per i sindacati, come fa Erica Mazzetti, parlamentare di Forza Italia. «Ha vinto la serietà dei lavoratori italiani che hanno rigettato questo sciopero d'élite testardamente convocato da due sindacati su quattro. E nel rigettare questo sciopero, che non ha intralciato il Paese reale serio e laborioso, hanno mandato un segnale chiaro verso chi dovrebbe rappresentarli e, invece, li porta a sbattere. In tutto questo, si è distinto il governatore della Toscana Giani il quale è andato a fare passerella, unendosi ai cori contro il governo.
Vista la magra partecipazione è un campanello d'allarme per i sindacati. Forse i sindacalisti, che pensano di essere ancora negli anni '70, dovrebbero destarsi dal letargo e scegliere un approccio meno ideologico e più concreto».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.