Che peccato, che occasione perduta. Se Macron avesse dimostrato davvero un po' del coraggio che spesso gli si attribuisce l'Europa oggi avrebbe un leader vero, una guida. Un leader sa distinguere la vieta consuetudine da ciò che è giusto, sa attribuire il peso necessario alla verità quando le bugie non hanno portato a nessun risultato, sa vedere quando per raggiungere l'unità l'Europa non deve utilizzare come ostaggio l'unica preda a disposizione per ottenere un voto compatto, Israele, mentre tutto il resto è dissidio. Sa individuare un alleato valoroso di fronte alle sfide del tempo, specie in tempo di terrorismo.
Invece Macron incontrando Netanyahu all'Eliseo ha marcato di nuovo la sostanziale indifferenza dell'Europa per Israele, per la sua sicurezza e la sua esistenza: è la posizione ufficiale, quella di ripetere la parola Israele coniugandola sempre con occupazione, ignorando la realtà dei fatti, e Macron si è mosso da bravo scolaretto. Eppure il suo linguaggio corporeo rispettoso e cordiale, il sorriso, le pacche sulle spalle nonché la sua promessa di visitare Israele nel 2018 e la dichiarazione di non avere nessuna intenzione di organizzare un'altra fallimentare conferenza di pace, segnalano un desiderio di accordo, un sottinteso proibito. Ma manca il coraggio di non essere quella solita Europa che biasima Israele e gli Stati Uniti.
Netanyahu ha detto nell'incontro in cui Macron invocava la pace: «La cosa più importante per un negoziato è riconoscere che l'altra parte ha il diritto di esistere. È questo il punto che ha impedito la pace fra israeliani e palestinesi. Ecco la mia offerta: sediamoci insieme e negoziamo la pace. Ho più volte invitato il presidente Abbas e lo faccio di nuovo qui. Questo è un gesto di pace». È stata questa la risposta alla richiesta di Macron, che ha domandato al primo ministro d'Israele «un gesto coraggioso verso i palestinesi, lo stop agli insediamenti», accompagnato dalla condanna del riconoscimento di Gerusalemme da parte di Trump. Forse era l'Europa a dover mostrare un po' di coraggio, in particolare la Francia dove l'antisemitismo ossessivo e omicida ha già spinto all'emigrazione 8mila ebrei nel solo 2016.
E non è abbastanza coraggiosa Israele a mantenere una decisa, puntigliosa democrazia e un sistema giudiziario impeccabile mentre è parafulmine dell'odio islamista che la bombarda di terrorismo? Non è abbastanza coraggiosa nel mantenere la sua proposta di dialogo per la pace quando i palestinesi pagano stipendi ai terroristi e nominano scuole e strade in loro onore? Non soddisfa l'Europa il fatto che Gerusalemme sia, benché unita come capitale di Israele dal '50, affidata per quel che riguarda le tre religioni ai poteri di ciascuna delle fedi che la caratterizzano, garantendo così il libero accesso? E dov'è la richiesta di un gesto coraggioso ai palestinesi e al mondo arabo, mentre la violenza sembra la carta preferita o l'unica che sa giocare, mentre in Europa si diffonde l'antisemitismo, come in Svezia dove è stata assalita una sinagoga?
Netanyahu ha descritto a Macron una realtà evidente a tutti: «Gerusalemme è la capitale di Israele da 3mila anni, dove ha sede la Knesset, gli uffici del governo, le istituzioni importanti e il cuore del popolo ebraico».
Deve forse restare il solo a non scegliere la propria capitale? Macron, quando dichiara che riconoscere Gerusalemme è pericoloso, non ha in mente o finge di non sapere quanto sia pericoloso proseguire in una menzogna che tiene i palestinesi nell'illusione di potere ottenere tutto senza dare niente, usando come leva il terrorismo, nel sogno di veder sparire Israele dalla Terra.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.