Giorgia Meloni ed Emmanuel Macron si vedranno faccia a faccia a Parigi il 13 dicembre, giorno in cui è in programma la conferenza sull'Ucraina convocata dal presidente francese e da Volodymyr Zelensky per «sostenere la resilienza civile» di Kiev durante tutto «il periodo invernale». Un'occasione in cui, quasi certamente, non faranno cenno alle tensioni di queste ore sul fronte immigrazione, visto che il dossier sul tavolo del summit francese sarà il ben più delicato dossier dell'invasione russa in Ucraina.
Eppure, sul destino della nave Ocean Viking si sta consumando in queste ore un duro braccio di ferro tra Italia, Francia e Ue. Con Parigi che alla fine ha sì ceduto alle pressioni italiane, rompendo il fronte della fermezza europeo ed indicando Marsiglia come approdo per la nave della ong Sos Mediterranée. Ma con il rischio concreto che lo scontro diplomatico di queste ore lasci strascichi importanti, al punto che la destinazione finale della Ocean Viking a tarda sera non era più scontata. E con buona pace dell'incontro di lunedì scorso a Parigi tra il ministro per gli Affari europei e del Pnrr, Raffaele Fitto, e la sua omologa francese Laurence Boone. Un faccia a faccia che si è concluso con un'ottima sintonia, nonostante le iniziali resistenze di Boone (la stessa che qualche settimana fa aveva fatto sapere che la Francia «avrebbe vigilato sul rispetto dei diritti e delle libertà» in Italia dopo la vittoria della Meloni).
Eppure, solo tre giorni dopo, la sintonia tra Parigi e Roma sembra quantomeno compressa. Forse addirittura in crisi. Dalla Francia, infatti, arrivano una sequenza di affondi. Di prima mattina è il portavoce del governo francese, Olivier Veran, a polemizzare con il governo italiano. L'Ocean Viking - dice - ha a bordo «234 migranti soccorsi nel Mediterraneo» e «dovrebbe essere accolta in Italia» alla luce del diritto marittimo internazionale. L'atteggiamento di Roma, aggiunge, è «inaccettabile». Non è un voce dal sen fuggita, perché gli fa eco il ministro della Solidarietà e disabilità, Jean-Christophe Combe. Durissimo. «Ci sono delle regole di diritto internazionale e l'Italia le ha firmate», dice. Insomma, Roma «è obbligata ad accogliere la nave degli immigrati», perché «ci sono convenzioni internazionali». Poi, conclude, «meccanismi di solidarietà permetteranno di ripartire gli immigrati in Europa». Una posizione netta, pienamente concordata con l'Eliseo. Che sul punto non fa passi indietro: la diplomazia d'Oltralpe bolla il comportamento italiano come «inaccettabile» e «fuorilegge». Ovviamente, nel senso tecnico del termine: non conforme alle norme comunitarie e alle convenzioni.
Meloni la pensa esattamente al contrario. Ed è questo il messaggio che veicola all'assemblea dei parlamentari di Fdi: questo è «il governo della legalità», quindi «vado avanti dritta per i miei obiettivi» e non saranno «gli attacchi a fermarci». E sulla questione immigrazione è netta: a bordo di «queste navi» Ong «non ci sono naufraghi ma migranti» e «il governo italiano sta rispettando tutte le convenzioni internazionali».
Una posizione che non convince la Francia. Con Parigi che non esita ad aprire un fronte di scontro. Sul quale Palazzo Chigi sceglie di replicare con prudenza. Per bocca del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giovanbattista Fazzolari. Un conto, dice è «il salvataggio occasionale in mare», altro è «un'operazione sistematica di trasporto migranti». Bisogna, insomma, «chiarire le regole d'ingaggio», perché «le Ong non sono solo un problema italiano» e «trovare soluzioni è possibile sulla base del buon senso».
Quello che va in scena tra Parigi e
Roma, dunque, è un vero e proprio braccio di ferro. Politico e diplomatico. Nel quale - e questo potrebbe essere il problema per Meloni nelle prossime settimane - Bruxelles è sostanzialmente schierata al fianco della Francia.
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