Lo scontro di potere di "due maggioranze" che può intralciare il governatore Schifani

Il trasloco con gli autonomisti non crea problemi di numeri. Ma nella contesa si rafforza il blocco contrario al presidente

Lo scontro di potere di "due maggioranze" che può intralciare il governatore Schifani
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L'addio di Gianfranco Miccichè a Forza Italia «pesa» politicamente. Sotto l'aspetto numerico non cambia nulla nell'Assemblea regionale siciliana. I numeri della maggioranza di centrodestra restano inalterati. Con Miccichè non ci sono truppe e poi l'uscita dal gruppo Fi è già stata formalizzata da mesi. Inoltre fanno sapere da Fi «l'ex presidente dell'Assemblea regionale non aveva rinnovato nel 2024 la tessera di iscrizione al partito».

Miccichè aderirà al gruppo Mpa di Raffaele Lombardo che ora sale a sei componenti eguagliando così il numero di altri due gruppi di maggioranza, Democrazia cristiana e Prima l'Italia-Lega Salvini premier, anche loro a quota sei. Il bersaglio dell'iniziativa politica di Miccichè più che Forza Italia è diretto contro il governatore della Sicilia Renato Schifani. È in corso in Sicilia una vera e propria guerra di potere. Lo scontro vede schierati, da un lato, Totò Cuffaro, Renato Schifani e Luca Sammartino, ras locale della Lega, dall'altro parte del campo sono piazzati Miccichè, Lombardo e Fratelli d'Italia. Una doppia maggioranza che si contende il potere. Dopo le regionali del 2022 il ruolo di Miccichè nell'Ars era stato lentamente ridimensionato dal presidente Schifani. Con la mossa di ieri, l'ex ministro punta a mettere il governatore sotto scacco. Con l'arrivo di Miccichè il gruppo di Lombardo pareggia il numero di consiglieri della Dc di Cuffaro. La sopravvivenza di Schifani è legata al difficile equilibrio da trovare tra le due maggioranze: quella di Cuffaro e Sammartino e quella di Miccichè-Lombardo. Sarà una partita a scacchi tra rimpasti, incarichi e future candidature. Sugli equilibri di Forza Italia cambia ben poco. C'è un passaggio fondamentale: Mpa, il movimento al quale ha aderito Miccichè, è federato a livello nazionale con Forza Italia. Accordo siglato alle ultime europee con l'appoggio di Raffaele Lombardo alla candidata Caterina Chinnici. E dunque come se Miccichè uscisse dalla porta per rientrare dalla finestra. Si avvalora così la tesi come il vero obiettivo della mossa dell'ex ministro sia il presidente Schifani. Si rischia, dunque, l'inizio di una fase di turbolenze per la giunta regionale. Conoscendo i precedenti con Musumeci e Cuffaro c'è da attendersi un periodo caldo per la politica isolana. Daniela Ternullo, senatrice siciliana di Fi (subentrata a Palazzo Madama al posto di Miccichè) prova a fare chiarezza: «Ciò che è accaduto in Sicilia fa parte di dinamiche regionali che non riguardano la vita del Partito in chiave nazionale. Lo stesso che aggiungo essere, il punto di riferimento nazionale di Gianfranco Micciché, come lui stesso ha precisato alla stampa. Detto questo, non nascondo il mio rammarico per quanto gli è accaduto. In questi anni di legislatura all'Ars ha dovuto aderire al gruppo Misto, relegato quasi al silenzio».

Ricordando che proprio Micciche - «alle ultime due tornate elettorali regionali, in cui, sempre da coordinatore del Partito, è stato determinante nella costruzioni di liste vincenti, che di fatto hanno reso Forza Italia il primo movimento di maggioranza in Sicilia. Quindi grande riconoscenza per uno dei pilastri su cui è stata costruita Forza Italia».

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