Scontro su gay e donne, slitta il Sinodo

L'assemblea Cei chiede un "ripensamento globale". È il terzo rinvio in 20 anni

Scontro su gay e donne, slitta il Sinodo
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La base dell'assemblea sinodale della Cei ha respinto al mittente il testo presentato dalla dirigenza che doveva segnare il futuro della Chiesa italiana.

Ritenuto troppo blando sulla questione della pastorale per gli omosessuali, ma anche sulla leadership delle donne e sulla corresponsabilità dei laici nella gestione delle finanze delle parrocchie. Il documento finale sarà ora revisionato.

Inoltre, caso del tutto eccezionale nella storia della Chiesa italiana, è stata rinviata anche l'Assemblea generale in programma a maggio, che ora slitta al 25 ottobre. Sono infatti emerse criticità e sottolineature, come ha spiegato monsignor Erio Castellucci, che ha guidato i lavori: «Le moltissime proposte di emendamento avanzate dai 28 gruppi richiedono un ripensamento globale del testo e non solo l'aggiustamento di alcune sue parti». Tra le questioni ritenute prioritarie dalla base «l'accompagnamento delle persone in situazioni affettive particolari» e la «responsabilità ecclesiale e pastorale delle donne». Il testo della mozione ha avuto 835 favorevoli, 12 contrari e 7 astenuti. Dopo anni di riunioni, dunque, è arrivato un testo troppo sintetico e poco incisivo. Da qui il rinvio di sei mesi, per scrivere un testo più puntuale.

Il rinvio di un'Assemblea Generale della Cei era accaduto solamente tre volte negli ultimi vent'anni, per cause di forza maggiore: nel 2005 per la morte di Giovanni Paolo II e poi altre due volte negli anni del Covid. Un' assemblea «vivace», come l'ha definita la stessa dirigenza della Conferenza episcopale italiana, e una presa di posizione forte, da parte della base, come non si era mai vista nel passato. Ma anche un'Assemblea «viva, critica, leale, appassionata per la Chiesa e la sua missione», ha aggiunto Castellucci.

In queste due mezze giornate di lavori sinodali, i gruppi - ha aggiunto il vescovo - «hanno lavorato molto bene, intensamente e creativamente, ritrovando nel testo talvolta anche ricchezze che non emergevano a una prima lettura, e hanno integrato e corretto il testo; che tuttavia non si presenta ancora maturo». I vescovi italiani hanno inviato anche un messaggio al Papa riferendo che c'è stata «una discussione aperta» ma che in ogni caso «la Chiesa non è un Parlamento». Ora si dovrà lavorare alacremente per sciogliere i nodi rimasti aperti: oltre alla questione gay e donne, anche pace, sostenibilità e formazione. «Faremo tesoro delle difficoltà», ha osservato il presidente della Cei, il cardinale Matteo Zuppi. «Una certa delusione c'è, non nei confronti dell'assemblea dove invece c'è stato un grande senso di libertà e di senso ecclesiale»; una delusione perché «è chiaro che avremmo voluto rispettare il calendario che ci eravamo dati».

«Ma poi ci siamo accorti che non basta fissare il calendario, questa è la bellezza della vita e di una Chiesa che è viva. Si cammina», ha concluso Zuppi.

«Sul tema delle donne - ha sottolineato Zuppi - accogliamo l'invito del Sinodo generale della Chiesa che ha auspicato un riconoscimento del ruolo della donna anche nel governo stesso della Chiesa», mentre sull'altra questione spinosa, ovvero quella degli omosessuali, il presidente della Cei ha assicurato che non c'è stata alcuna divisione. «Per me la scelta è che tutti si sentano parte di questa casa a prescindere dalle situazioni affettive».

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