E allora, come al solito, a tenere il filo diplomatico ci deve pensare Sergio Mattarella. Il presidente vola a Oslo, nella capitale del petrolio e dei carburanti verdi, nel solco della «continuità» di governo, per stringere ancora di più i rapporti «con un Paese amico» e dimostrare che l'Italia non è isolata. Poi ai primi di giugno il capo dello Stato andrà in Francia, invitato dal Louvre per l'inaugurazione della mostra Naples a Paris. Si lavora a un faccia a faccia con Emanuel Macron, un incontro giudicato «necessario» e si spera «distensivo» dopo gli ultimi continui attacchi francesi a Meloni sui migranti: Quirinale e Eliseo stanno cercando di «concordare le agende». E intanto nel fine settimana potrebbe arrivare a Roma Volodymyr Zelensky: appuntamenti in vista con il Papa e con la Meloni in coda alla visita del presidente ucraino a Berlino.
Antonio Tajani, che in qualità di ministro degli Esteri accompagna Mattarella in Norvegia, è visibilmente soddisfatto: nell'interesse generale, il Colle ha steso la sua rete di protezione anche sul governo Meloni, almeno per quanto riguarda i dossier internazionali, e si cominciano a vedere i risultati: nemmeno le iniziative di Giorgia sulle riforme istituzionali, presidenzialismo o premierato, sembrano aver cambiato il clima. «Non vogliamo depotenziare il capo dello Stato», assicurano da Palazzo Chigi.
Ad accogliere il presidente italiano, il principe ereditario Magnus Haakon e la regina Sonia: il re Harald V è ricoverato in ospedale per un'infezione. La guerra e l'energia, questi i temi principali della visita. La Norvegia, vicino di casa della Russia, è nella Nato ma non nella Ue. Grande estrattore di petrolio, è contemporaneamente un leader nella produzione di green energy. Con la crisi delle bollette provocata dal conflitto in Ucraina, non ha esitato ad aprire il rubinetto del gas per far abbassare i prezzi. Mattarella ringrazia. «Garantire l'indipendenza dell'Unione Europea non deve rallentare la diversificazione delle fonti», dice al premier Jonas Gahr Store.
E da questo punto di vista Oslo è una città modello. Dopo i colloqui con il principe Haakon, i saluti con il presidente dello Storting, il Parlamento norvegese, e il pranzo di lavoro con Store, Mattarella si imbarca su un battello elettrico che fa il giro del fiordo della capitale: via le industrie e le macchine, ora ci sono nove chilometri di banchina pedonale, con spiagge, ristoranti, piazze, l'opera, la biblioteca, il museo Munch. La Norvegia ha riserve enormi di greggio, ciononostante possiede una rete elettrica rinnovabile al 95 per cento e investe molto nelle energie alternative. Ma è la guerra a poche centinaia di chilometri di distanza a tenere banco negli incontri. «La decisione della Russia di attaccare l'Ucraina - dice Mattarella - è irrazionale. Speriamo che al Cremlino tornino elementi di ragionevolezza». La Norvegia, spiega, è «un Paese alleato con il quale c'è piena convergenza sull'agenda internazionale». Roma e Oslo sono pure legati da una visione comune su come affrontare la crisi ucraina. «Dobbiamo continuare a contrastare la politica di aggressività di Mosca, senza però distoglierci dalla ricerca di un approdo di pace».
Dal canto suo Store sostiene che «è arrivato il momento di cominciare a ragionare sul punto di caduta» perché secondo i norvegesi, che con i russi condividono 200 chilometri di frontiera, la soluzione del conflitto «non sarà militare».
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