Resistere. È la parola d'ordine per la scuola che va avanti. Lontani il più possibile dalla temutissima Dad, tre lettere che terrorizzano soprattutto i genitori: didattica a distanza. Meglio, molto meglio andare e stare a scuola, con i compagni, con gli insegnanti. Anche se c'è il banco con le rotelle, anche se significa seguire regole di comportamento precise, la mascherina e gli ingressi scaglionati. Sacrifici che non sono niente però se dall'altra parte l'alternativa è restare a casa e imparare attraverso un computer. Lo sanno bene gli studenti e le famiglie ma anche il governo che sulla tenuta della scuola si gioca la faccia. «I ragazzi sono felici di essere tornati a scuola. E ci devono rimanere, ammette il ministro dell'Istruzione Lucia Azzolina. Anche per quelli più grandi la didattica in presenza è fondamentale perchè garantisce formazione ma anche socialità, un bisogno che oggi è meglio soddisfare a scuola». La ministra è sorretta anche da verità oggettive: «I numeri e le analisi dell'Istituto Superiore di Sanità ci confermano che i contagi non avvengono dentro le scuole. L'attenzione deve essere invece orientata fuori, alle attività extrascolastiche, come ribadiamo da tempo». Tutti d'accordo sulla priorità che la scuola resti aperta, eppure resta il nodo dei trasporti per ora insoluto. Mezzi troppo carichi e che rischiano di vanificare gli sforzi, che scatenano polemiche, la rabbia degli utenti e il solito tentativo di rimbalzare le responsabilità tra Stato e Regioni. E sono proprio i Governatori di alcune Regioni a sollevare il tema, il governatore Zaia in prima fila: «La mia proposta è di fare didattica a distanza negli ultimi anni delle scuole superiori, alternandola con la presenza a scuola. La modulazione potrebbe coinvolgere gli ultimi anni delle superiori con ragazzi che sono già autonomi. Tifo perché si vada a scuola - ha concluso - ma cerco di capire se prima di chiudere tutto non sia possibile l'alternanza casa-scuola». Il male minore insomma, ma che la Azzolina boccia. «Io sono sempre d'accordo con i governatori, si è inserito Matteo Salvini, da padre di famiglia più i bimbi vanno a scuola e meglio è, ma Zaia, se ha fatto questa proposta avrà avuto le sue ragioni, da genitore preferisco la didattica in presenza». Critico con il Governo anche il governatore della Lombardia Attilio Fontana: «Nel leggere, finalmente, il Dpcm, prendo atto con rammarico che non vengono affrontati temi fondamentali come la didattica a distanza per le classi superiori e l'affollamento dei mezzi pubblici, laddove l'inizio delle scuole e la mobilità pubblica si sono rivelati due degli aspetti che più hanno influenzato l'aumento della curva epidemiologica». Anche il governatore della Liguria Toti si aspettava qualcosa di più. Il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, ha affermato invece di essere contrario: «non sono d'accordo e non mi pare al momento una cosa corretta. Cercherei di tutelare l'idea della presenza a scuola e poi vedremo.
Ogni tanto sono anche d'accordo con la Azzolina e secondo me ha fatto benissimo a opporsi». A tagliare corto per il momento, il ministro per gli Affari regionali e le autonomie Francesco Boccia «Sappiamo che la didattica a distanza è sempre utilizzabile, però in questo momento non è sul tavolo».
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