La scuola riparte a fatica con 50mila docenti assenti. E il Tar sconfessa De Luca

Riparte a fatica la scuola dopo le vacanze. Tra le polemiche, con gli istituti costretti a fare i conti con le assenze di alunni e docenti positivi, lo spettro della Dad all'orizzonte, le Ffp2 che non ci sono, le ordinanze di sindaci e presidenti di Regione

La scuola riparte a fatica con 50mila docenti assenti. E il Tar sconfessa De Luca

Riparte a fatica la scuola dopo le vacanze. Tra le polemiche, con gli istituti costretti a fare i conti con le assenze di alunni e docenti positivi, lo spettro della Dad all'orizzonte, le Ffp2 che non ci sono, le ordinanze di sindaci e presidenti di Regione. E ora anche il Tar, che ieri ha bocciato il rinvio fino a fine mese deciso dal governatore della Campania, Vincenzo De Luca, disponendo il ritorno in presenza perché la Regione non è in zona rossa e il solo aumento dei positivi non consente una deroga alle regole.

Nonostante le polemiche il ministro dell'Istruzione, Patrizio Bianchi, difende la scelta di aver fatto tornare gli studenti in classe anche a fronte dell'impennata di casi: «Non si può giustificare che tutto sia aperto e l'unico spazio chiuso rimane la scuola, che è sicura», dice ai microfoni di Rainews24. Spiegazione ribadita poi dal premier Mario Draghi in conferenza stampa. Del resto, fa notare Fabio Ciciliano del Cts, «procrastinare l'apertura avrebbe significato aprirle in un contesto epidemiologico peggiore». Tutti in aula, dunque. «Non ci stiamo affidando al caso, ma agendo in maniera responsabile regolando anche la Dad che è uno strumento utile e deve essere integrato nei piani educativi», assicura Bianchi. Per ora i numeri appaiono gestibili: «Ad oggi i docenti assenti perché positivi o in quarantena sono il 6%, gli studenti il 4,5%, i comuni che hanno fatto ordinanze di chiusura il 3,07%. I docenti sospesi perché No vax sono lo 0,72%», spiega il ministro. Dunque si riparte con circa 50mila professori in meno. Molti governatori avrebbero preferito farlo con la didattica a distanza. Per quello della Puglia, Michele Emiliano, «non è costituzionalmente legale pretendere, durante una pandemia, che i genitori mandino i propri figli a scuola anche quando non vogliono farlo». Il presidente del Veneto, Luca Zaia, chiede da giorni a Draghi di farsi dare un parere dal Cts e di ascoltare il presidenti di Regione, che hanno «il termometro dei territori», ma che possono intervenire sulle chiusure solo in zona rossa. Se così non sarà, avverte il sottosegretario all'Istruzione Rossano Sasso, «il governo impugnerà le ordinanze laddove non le ritenga opportune». Come già accaduto con quella di De Luca. Anche il consigliere del ministro della Salute, Walter Ricciardi, mette in guardia dal pericolo delle riaperture: «La scuola può diventare un detonatore dei contagi».

Molti presidi vedono nero, alle prese con i genitori che invocano la Dad e con i professori assenti da sostituire. Le previsioni della rivista Tuttoscuola parlano di 200mila classi in Dad entro sette giorni. «Quello che il governo non ha voluto fare lo farà la pandemia», attacca il capo dei presidi. Anche gli studenti sono sul piede di guerra, molti già in sciopero, altri pronti a protestare: «Dopo quasi due anni di pandemia è inaccettabile che la scuola continui a farsi trovare impreparata, il governo ha delle responsabilità politiche in questo disastroso rientro», denuncia Luca Redolfi, coordinatore dell'Unione degli studenti. I presidi ieri hanno incontrato il ministro per affrontare il tema delle criticità della scuola.

Giannelli ha sottolineato l'esigenza di dotare le scuole di un sistema che consenta di individuare con tempestività lo stato vaccinale degli alunni, per sapere chi deve andare in dad, la necessità di dotare di mascherine Ffp2 alunni e dipendenti e l'opportunità di includere le parafarmacie tra i soggetti abilitati all'esecuzione dei tamponi.

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