Se perdiamo anche la stima per i tedeschi

L'Italia del 1977 su "Der Spiegel"
L'Italia del 1977 su "Der Spiegel"

Come germanista, ormai anziano, sono abituato ai reiterati momenti in cui l'astio germanico si risveglia con il complesso di primo della classe, applaudito da un paio di politici baltici e dal solito Juncker, insomma dagli alleati storici della Merkel, che si è, da politica navigata, spedito a Bruxelles un compagno di partito «pesante» come Günter Oettinger che è sempre in prima linea con l'insopportabile olandese Dijsselbloem, con le battute antitaliane assai volgari. Abbiamo traversato mesi difficili, con problemi concreti per il «cambiamento» che forse si annuncia. Già un risultato sarebbe se l'inutile Mogherini rientrasse a Firenze. Mentre i paesi europei si sono dimostrati attenti e amichevoli, la Germania ha ripreso la campagna antitaliana con i suoi principali giornali, tra cui per villania e disinformazione emergono il supplemento domenicale della Frankfurter Allgemeine Zeitung e il nuovo numero del settimanale radicale Der Spiegel. Quest'ultimo può vantare un'altra ingiuriosa e famigerata copertina di qualche anno fa che raffigurava un piatto di pasta col un revolver sopra quali simboli del Bel Paese. Ora si riaffaccia il malanimo con un'ulteriore insolente copertina che è una autentica opera di diffamazione segnata dalla solita brutalità teutonica. Un celebre proverbio narra che «i tedeschi amano gli italiani, ma non li stimano, mentre noi li stimiamo, ma non li amiamo». Non è (stato) sempre così. In tempi recenti Willy Brandt sollecitò con la sua politica una sincera ondata di simpatia, così come quel gigante buono (e astuto) di Kohl che volle la riunificazione, ci commosse profondamente. All'inizio anche Angela Merkel trovò una apertura di simpatia. Insomma, sembrava che oltre la stima sorgesse in noi un diffuso sentimento di simpatia, se non di amore. Poi la crisi ci fece conoscere gli appetiti finanziari sempre più invadenti e incontenibili della Germania con atteggiamenti spietati come dimostra la politica delle banche tedesche verso la Grecia. Non che gli altri stati siano dei buoni samaritani, ma lo stile è diverso, mai così oltraggioso e offensivo. Che fare? Non vorremmo che il risultato di siffatta ingiustificata diffamazione ci obblighi a non stimare più i tedeschi.

Ma non facciamo di ogni erba un fascio: quest'anno ricorre il terzo centenario della nascita di un grandissimo pensatore tedesco, Winckelmann che amò profondamente l'Italia aprendo la strada a quella tradizione di amici ed estimatori tedeschi che va da Goethe a Wagner, Nietzsche. Sarebbe opportuno comunque che i tedeschi che non si identificano con la brutale volgarità dello Spiegel ce lo comunicassero con qualche altra «copertina».

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