Se il vero pugno duro è di mamma

A conferma del fatto che gli adolescenti non sono i nostri figli ma un "altro animale", ci sono le illuminate e illuminanti parole della mamma dello studente di Pontedera

Se il vero pugno duro è di mamma

A conferma del fatto che gli adolescenti non sono i nostri figli ma un «altro animale», ci sono le illuminate e illuminanti parole della mamma dello studente di Pontedera che si è preso un pugno nello stomaco dal professore dopo averlo provocato. Una mamma così, non ha certo cresciuto il tipo indisponente che si agitava dietro la cattedra insolentendo il proprio docente. Una mamma così, un figlio come quello non se lo merita. E infatti non è lui che ha allevato. Semplicemente è la madre di un adolescente e aspetta che l'estraneo che a tradimento abita suo figlio, decida di abbandonare il dinoccolato corpo preso in ostaggio e le restituisca il suo ex bambino, con dentro, come per magia, tutto quello di cui lo ha riempito imperterrita in questi anni di «occupazione abusiva»: educazione, gusto, rispetto, valori... Troppo «ganza» (visto che è toscana), la mamma di questo quattordicenne. Ha denunciato il professore, ma in un'intervista a Il Tirreno, ha anche espresso molto chiaramente cosa pensi di quel video, dell'accaduto e dell'atteggiamento del suo «figliolo» (sempre per restare nella terra di Dante). La genitrice del quattordicenne divenuto «virale» ha detto: «Mio figlio ha sbagliato, voleva fare il buffone con i compagni di classe, non è una vittima e per il suo compleanno gli ho cancellato il regalo per punizione». E ha pure aggiunto: «Il gesto dell'insegnante è grave, ma alla base c'è un comportamento sbagliato di mio figlio, che va a saltellare alla sue spalle, alla cattedra, per fare il buffone con i compagni di classe. Ho fatto la denuncia per tutelarlo, ma non è una vittima... Ho detto a mio figlio di non vantarsi per la popolarità del video. Gli ho ripetuto che al suo posto mi sarei nascosta per la vergogna». E gli ha anche trasmesso una fattualissima quanto efficacissima lettura dell'accaduto: «Lo sai perché ti ha colpito? Perché non sei stato al tuo posto. Se te ne stavi seduto al banco come i tuoi compagni non sarebbe successo niente». Ha spiegato che il figlio «non è un ragazzino cattivo. È che non riesce a stare fermo. È ancora infantile, nonostante sia già in prima superiore». Non è assolutamente da tutti parlare con tanta lucidità del proprio figlio e degli errori che ha commesso. Una lezione, quella della madre, molto più edificante di quella impartita dal professore all'alunno riottoso e a tutta la classe presente.

Lei sa che quella degli adolescenti è una guerra quotidiana contro ignoti. E sa anche che non c'è peggior rivale di chi non esiste. Si alzano al mattino e iniziano a «boxare» con ombre che ogni tanto trovano sagome. Sagome che talvolta, sferrano un destro in pieno stomaco.

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