Sentenze inappuntabili e merito. Cinque idee per accelerare i processi

L'erogazione della giustizia è un servizio labor intensive. L'Europa chiede di ridurre del 25 e 40% la durata dei processi penali e civili

Sentenze inappuntabili e merito. Cinque idee per accelerare i processi

L'erogazione della giustizia è un servizio labor intensive. L'Europa chiede di ridurre del 25 e 40% la durata dei processi penali e civili. Non lamentano che abbiamo pochi Carnelutti o Falcone (nel tondo), ma che l'organico non sforna servizi in tempi ragionevoli. Smettiamola di discutere se i magistrati siano dei Borsellino o dei Palamara, e pensiamo a mosse concrete per farli lavorare meglio e aumentarne la produttività.

Uno. Il processo deve iniziare e finire con la stessa corte e, nel penale, pure con lo stesso sostituto procuratore. Cioè, l'assegnazione dei processi e gli spostamenti delle persone devono essere conciliati. Una responsabilità dei capi del tribunale e della procura, su cui andrebbero misurati, e anche del legislatore, che deve dargli gli strumenti normativi necessari. Le altre esigenze? In subordine.

Due. Ridurre il ricorso ai tre gradi di giudizio, con sentenze più solide: se sai che al 90% la sentenza non verrà riformata e che il costo della non-riforma sarà elevato, desisti. Sentenze più solide sono frutto della competenza. Come un grande cardiologo non è adatto a operare il ginocchio, così i magistrati vanno assegnati alle sezioni in base all'esperienza, oltre a ricevere aggiornamenti e formazione costanti. In ogni caso, la competenza la ottieni solo se la misuri: sì, il prodotto del magistrato va valutato con dei criteri oggettivi. Secondo la Carta, articolo 101, «i giudici sono soggetti soltanto alla legge». Nel valutare i fatti e le prove sono liberi e hanno come unico riferimento le norme. Tuttavia, il giudice può sbagliare e il sistema mette in campo colleghi più competenti: l'appello per una diversa valutazione dei fatti e, in caso di errata interpretazione delle norme, la Cassazione. Per gli inquirenti, vale il tasso di assoluzione degli imputati. Queste performance deboli devono valere per premiare i migliori e stimolare i meno capaci. Un po' come nella vita, insomma.

Tre. Al giudice deve essere assegnato un tempo massimo per svolgere il processo e arrivare a sentenza. All'uopo, sarebbe utile una valutazione preliminare da parte di un magistrato terzo, tipo il Gup, per definire il tempo necessario a quel dibattimento per arrivare a sentenza. Poi, stimolare le parti a esprimere all'inizio in maniera chiara e sintetica tutti i fatti, le ragioni e le norme a sostegno, senza che ciò pregiudichi il trionfo della giustizia.

Quattro. Il tempo di lavoro o la produzione del magistrato vanno misurati. Non importa con quale criterio o indicatore. Ciò che conta è che sappiano di essere misurati.

Cinque. Digitalizzazione del sistema processuale con impatto positivo sull'efficienza delle persone. Le informazioni devono essere disponibili in cloud in ogni tempo e luogo: lavorare con la carta è inaccettabile.

Sono indicazioni grossolane,

certo, il cui unico scopo è chiarire quali siano i meccanismi del sistema da mettere in discussione, affinché il processo sia governabile dal punto di vista temporale. Perché una giustizia lenta è solo una giustizia negata.

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