Pasticcio Ncd: qui coi dem, là coi forzisti

Sette alleanze diverse per sette Regioni, alfaniani nel caos. E si spezza pure l'asse con l'Udc

Pasticcio Ncd: qui coi dem, là coi forzisti

Roma Il cantiere di Area popolare di Angelino Alfano e Pier Ferdinando Casini ha già chiuso prima di aprire. Dalla Liguria alla Campania, passando per la Puglia, le Marche e la Toscana, i due ramoscelli dell'esecutivo di Matteo Renzi si azzuffano e si separano, e ognuno va in ordine sparso. In alcune Regioni con il centrosinistra, in altre con il centrodestra, e in altre ancora corrono in solitaria. Superando in questo modo la strategia dei due forni di andreottiana memoria.

A nulla è valsa la conferenza stampa del 30 marzo scorso quando a Montecitorio Angelino Alfano, Gaetano Quagliariello, Lorenzo Cesa e Antonio De Poli hanno presentato il nuovo «soggetto politico» con tanto di firma del notaio annunciando in pompa magna «liste uniche» in tutto lo stivale in vista delle Regionali del prossimo 31 maggio. «Abbiamo una grande ambizione - spiegava un gioioso Alfano - quella di essere la start-up del centrodestra che metta in moto qualcosa di più grande, un polo alternativo a quello del Partito democratico». Di più, dopo l'exploit dei Popolari di Francia alle Amministrative il ministro dell'Interno gongolava scomodando il cugino francese Nicolas Sarkozy: «Noi ci ispiriamo al modello Ump. Sarkozy è riuscito a vincere perché è riuscito a distinguere l'area popolare moderata dall'estrema destra». Boom. A spalleggiare l'inquilino del Viminale il segretario dell'Udc Lorenzo Cesa: «Credo - sottolineava il segretario dell'Udc - che avremo delle liste di Area popolare ovunque, esclusa la Puglia. L'orientamento è fare le liste per le Regionali e Comunali, dove è possibile insieme». Parole al vento.

Perché casi come quello pugliese, dove l'Udc di Casini sostiene fin dalle primarie il «renziano» Michele Emiliano, mentre gli alfaniani caldeggiano il chirurgo Francesco Schittulli, si registrano praticamente ovunque. In Liguria l'Ncd va verso l'intesa con il Pd scommettendo sulla vincitrice delle «discusse» primarie Raffaella Paita mentre i fedelissimi di Casini si dice che convergano su Enrico Musso. Nella Marche gli alfaniani si schierano con il candidato di Forza Italia Gian Mario Spacca, mentre le truppe di Cesa sostengono il candidato di Renzi, Luca Ceriscioli. Per non parlare della Toscana dove ufficialmente Area popolare avrà un suo candidato, Giovanni Lamioni. Ma, manco a dirlo, il consigliere regionale uscente dell'Udc Marco Carraresi ha già preparato una lista civica a sostegno del governatore uscente del Pd, Enrico Rossi.

Un impazzimento generale che lascia scappare a un alto dirigente del Ncd: «Ci dividiamo, così se perde uno, vince almeno un altro». Gli unici luoghi dove non si divideranno sono il Veneto e l'Umbria. Nella prima, infatti, pur di fare uno sgarro a Berlusconi e alla Lega di Salvini i fedelissimi del ministro dell'Interno sposano la candidatura dell'ex leghista Flavio Tosi. Mentre in Umbria, compatti per modo di dire, hanno dato il via libera all'ex sindaco di Assisi Claudio Ricci. Non finisce certo qui, però. Merita un discorso a parte la Campania. Per settimane i «sarkoziani» del governo di Matteo Renzi cincischiano se sostenere o meno Stefano Caldoro. Raggiunto l'accordo sul governatore uscente, o almeno sembra, il Nuovo centrodestra e l'Udc iniziano a litigare sulla formazione della famigerata «lista unica». La scissione dell'atomo (insieme non superano il 3%) si consuma giorno dopo giorno. Addirittura i maligni ipotizzano non due, ma tre liste. Una del Ncd, e due dell'Unione di centro. Equilibrismi di architettura politica che hanno come protagonisti i capipopolo del territorio che se ne infischiano dei racconti di Alfano e di Cesa. D'altronde, non c'è alcun feeling fra il presidente del Consiglio regionale Pietro Foglia (Ncd) e il democristianissimo Ciriaco De Mita.

C'è chi giura che in zona Cesarini proprio De Mita, vecchia volpe democristiana che fiuta il vento, potrebbe addirittura gettarsi tra le braccia dello sceriffo Vincenzo De Luca. L'ennesima prova di trasformismo che a margine del «cantiere» i disillusi rassegnati commentano così: «Evviva, con i Mastella, i De Mita e i Cirino Pomicino siamo sicuri di una cosa: faremo la notte dei morti viventi».

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