Non è soltanto l'unico capoluogo di Regione chiamato a rinnovare il Consiglio comunale e a individuare il nuovo sindaco. Ancona rappresenta una sfida importante per il centrodestra visto che il sindaco uscente, Valeria Mancinelli, è in carica da ben dieci anni e cinque anni fa è stata anche insignita del World Mayor Prize.
Ecco perché ieri pomeriggio sul palco allestito a piazza Roma si sono trovati tutti i principali attori della coalizione di centrodestra per chiudere la campagna elettorale di Daniele Silvetti. Sicuro del successo si dimostra il primo a intervenire: Francesco Acquaroli. Il governatore delle Marche non ha dubbi: il governo Meloni ha già fatto molto per la regione e la «nuova» Ancona potrà sfruttare al meglio questa felice congiuntura. D'altronde, come in molte città chiamate al voto, anche nel capoluogo marchigiano il Partito democratico e i Cinquestelle corrono separati.
Antonio Tajani (FI) è il primo rappresentante della coalizione a parlare. E lo fa richiamando la recente apparizione video di Silvio Berlusconi durante la convention milanese. «Daniele (Silvetti, ndr), puoi contare sul sostegno di un grande combattente che vi saluta - dice il coordinatore nazionale degli azzurri -. Prima ho parlato con lui. Questa città ha bisogno di una grande svolta». Tajani è chiamato anche a reagire ai cori di alcuni contestatori. Ed è proprio a coloro che «sentono il profumo di sconfitta» che si rivolge il ministro degli Esteri. La vittoria del centrodestra può portare, dice, «al governo di tutti, non il governo degli amici. La casa del Comune è la casa di tutti i cittadini, e in questi anni non è stato così». Secondo Tajani il Pd ha perso la capacità di attrarre i moderati e il suo sbilanciamento a sinistra può rappresentare un vantaggio per il centrodestra nella volontà di attrarre voti (tanto che lo stesso numero due di Forza Italia è convinto che Ancona possa essere conquistata già al primo turno).
Lo stesso Matteo Salvini, salendo sul palco di piazza Roma rivolge un pensiero all'alleato assente. «In questi sei mesi non ho trovato in Giorgia e Silvio dei colleghi, ho trovato in Giorgia e Silvio degli amici ed è questa la differenza - riconosce il vicepremier -: trovarsi a ragionare, a scherzare insieme e non vedo l'ora di abbracciare Silvio che è unico, inimitabile da tutti i punti di vista». Salvini sfrutta la piazza anconetana per ricordare uno dei nodi che il centrodestra deve ancora sciogliere («Non vedo l'ora di iniziare la mappatura delle spiagge per consentire ai balneari di continuare a fare il loro lavoro e ai marchigiani di tenersi le loro spiagge»). Salvini vuole un cambio di passo e sottolinea che dopo 30 anni Ancona può cambiare registro e lancia un'accusa precisa ai dem. «Il Pd non è più il partito degli operai ma dei marziani, dei miliardari che abitano in zona ztl e di chi spende 300 euro per la personal shopper - ironizza il leader del Carroccio -. Unico contatto che hanno con l'immigrazione è con chi gli tiene i bambini per fargli fare vacanze d'estate».
Fiera del lavoro svolto e del lavoro che anche ad Ancona si può fare, si è dichiarata Giorgia Meloni. «Leggo i dati macro-economici che dicono che l'Italia è stimata per essere la nazione che cresce di più in Europa - spiega la premier nel suo intervento -, abbiamo il record di occupazione mai avuto in Italia, il record di contratti stabili mai avuto in Italia». La stessa Meloni aveva aperto proprio ad Ancona (il 23 agosto scorso) la campagna elettorale che l'avrebbe portata a Palazzo Chigi. È lei stessa a ricordarlo abbracciando il candidato Silvetti. E poi si rivolge ai contestatori dei centri sociali e osserva: «Ci inseguono? Vuole dire che siamo dalla parte giusta». E torna sul tema dei migranti per ribadire l'impegno del governo.
«Ci siamo trovati di fronte alla peggiore congiuntura possibile - dice la premier -, ma anche qui, lavoro lungo e difficile, ma alla fine la spuntiamo noi. Preferisco metterci più tempo ma trovare una soluzione strutturale piuttosto che prendere decisioni per paura dei sondaggi. Sappiamo di avere cinque anni, le somme si tirano alla fine».
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