Berlino. Per una volta Angela Merkel ha puntato i piedi. Nota per essere una leader ferma negli intenti ma anche molto misurata nei modi, questa volta la cancelliera tedesca non le ha mandate a dire. Il suo portavoce Steffen Seibert ha annunciato che la leader della Germania non ha intenzione di partecipare al vertice del G7 in programma negli Stati Uniti a fine giugno. Annunciata con largo anticipo rispetto alla data dell'evento, la notizia assume l'inevitabile sapore dello sgarbo all'ospite di turno: il presidente degli Stati Uniti Donald Trump. I vertici delle sette nazioni più industrializzate del mondo (Usa, Canada, Giappone, Regno Unito, Germania, Francia, e Italia) sono dei piccoli direttori globali ai quali, di norma, i leader partecipano ben lieti di essere dentro al club esclusivo. Ovvero sono eventi che si possono saltare quando c'è un'emergenza a casa propria o ancora se il leader invitato e malato non può viaggiare. A oggi, però, Angela Merkel non è trattenuta a Berlino da nessuno di questi due motivi. Il suo staff ha però confermato che la cancelleria non ci sarà «in considerazione della situazione complessiva della pandemia». Una scusa poco elaborata, specchio dei rapporti cordialmente pessimi fra i governi tedesco e statunitense.
Da quando ha iniziato il suo mandato, nel lontano gennaio del 2017, il 45esimo presidente degli Usa ha fatto ben capire di non avere alcuna simpatia per la Germania, colpevole di esportare negli Usa e nel mondo molto più di quanto importi, ma anche troppo lenta nell'aumentare le spese per la Difesa fino al 2% del Pil: contributo richiesto dagli Usa, stufi di essere da sempre il primo paese chiamato a sostenere la Nato. Ad Angela Merkel la Casa Bianca non perdona poi il raddoppio del progetto North Stream, il gasdotto pensato per pompare l'oro blu russo direttamente nei termosifoni dei tedeschi saltando a piè pari Ucraina, Polonia e Paesi baltici, aumentando così la dipendenza della Germania (e perciò di tutta l'Europa) dall'orso russo. Anche il capitolo Iran vede Washington e Berlino (qua sostenuta anche da Londra e Parigi) divisi con Trump che cerca di isolare gli ayatollah e gli europei. Campionessa del libero scambio e soprattutto della vendita dei prodotti Made in Germany Merkel ricambia l'antipatia per un leader Usa che governa a colpi di dazi, nel segno dell'America first. Al di là delle simpatie personali (e con Barack Obama andava molto d'accordo), di Trump la cancelliera tedesca non tollera le bordate contro il multilateralismo.
L'ultimo esempio? Il ritiro degli Usa dall'Organizzazione mondiale della Sanità perché ritenuta troppo filo-cinese: «Un deludente passo indietro per la politica sanitaria internazionale», ha fatto dire al ministro della Salute Jens Spahn.
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