Simone Di Meo
Napoli Per questo non lo trovavano, Pasquale Vitiello. Né per terra né dall'aria. Per questo le perlustrazioni dei carabinieri e dell'elicottero dell'Arma non sortivano alcun effetto. Perché l'uomo, che lunedì mattina ha ucciso con un colpo di pistola la moglie da cui si stava separando, davanti alla scuola della figlia, è morto. Suicidatosi con la stessa maledetta arma. A poche centinaia di metri dal luogo in cui, ancora ieri, residenti e semplici passanti deponevano mazzi di fiori e bigliettini in memoria di Imma Villani. «Sei un angelo salito in cielo», ha scritto un'amica che non riesce a darsi pace.
Con tutta probabilità, l'uomo, figlio di un direttore di banca e dipendente dell'Alenia, ha deciso di togliersi la vita pochi minuti dopo l'omicidio. Quello di cui la figlia di nove anni, che l'altro ieri aveva salutato con un bacio la mamma convinta di rivederla al suono della campanella, ancora sa nulla. «Ho firmato il provvedimento di affido agli zii materni e le abbiamo messo a disposizione i professionisti dei nostri servizi sociali spiega il sindaco di Terzigno, Francesco Ranieri . Siamo al suo fianco. È il nostro impegno, e lo saremo anche in futuro». Il luogo in cui Vitiello, fuggito in sella a uno scooter grigio subito dopo aver sparato alla donna a cui non voleva rinunciare, ha trovato rifugio è un vecchio rudere in Via Vicinale Mauro Vecchio, al confine con la vicina Boscoreale. Una specie di capanno per gli attrezzi in mezzo alla campagna.
I militari dell'Arma, che per tutto il giorno e per tutta la notte gli hanno dato la caccia, sono riusciti a identificarlo lavorando con i dati delle celle telefoniche agganciate dal cellulare del fuggitivo. Hanno incrociato le ultime posizioni e hanno ristretto il campo di azione. Una rapida ricognizione, in un'area dove è più folta la vegetazione, ha permesso di ritrovare il cadavere e lo scooter.
«Mi farò giustizia», aveva scritto Vitiello in una delle venti lettere che gli investigatori hanno trovato nell'appartamento che, fino al 4 marzo scorso, divideva con Imma. Ma la loro storia, dicono oggi i familiari e quelli che li frequentavano, era finita (almeno per lei) da un paio di anni. «Erano separati in casa», dicono i vicini. E Imma, che sulla pagina Facebook si mostra sorridente con la figlia, aveva cercato di rifarsi una vita. Tre domeniche fa, però, al termine dell'ennesimo litigio, la donna aveva sporto denuncia contro il marito e la mamma di lui, accusandoli di averla aggredita davanti alla piccola. La suocera, a sua volta, l'aveva controquerelata. Ma queste vicende familiari e giudiziarie non hanno più valore ora che una bimba, nel giro di ventiquattr'ore, è rimasta orfana.
«La comunità è sprofondata in un silenzio di sconforto per questo caso di femminicidio, cui si è aggiunto un suicidio ha detto ancora il primo cittadino .
Resta una dose di rammarico, forse se i nostri servizi sociali fossero stati interpellati e messi a conoscenza del disagio familiare present saremmo potuti intervenire in qualche modo e magari scongiurare questa tragedia».
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