Si torna a scuola (in pochi e in ordine sparso). Ma per l'Azzolina esistono altre dieci priorità

In classe saranno solo 650mila, ed è caos ovunque. Gli indirizzi del ministro

Si torna a scuola (in pochi e in ordine sparso). Ma per l'Azzolina esistono altre dieci priorità

Di nuovo a scuola, ma in pochi e in ordine sparso. Si torna in classe domani a macchia di leopardo tra rinvii, governatori preoccupati, proteste di studenti, ricorsi e sentenze dei Tar che bocciano le ordinanze delle Regioni. Insomma, il caos. Dovevano, secondo i piani del ministro Lucia Azzolina, rientrare in presenza al 50 per cento gli studenti delle superiori. Invece torneranno in classe in tutto 650mila ragazzi. Se gli istituti sono chiusi nelle zone rosse, come prevede il dpcm per Lombardia Alto Adige e Sicilia, anche nelle altre fasce di rischio si resta a casa.

In Lombardia nonostante il Tar avesse dato ragione ai genitori che avevano fatto ricorso contro la decisione del governatore Fontana di rinviare il rientro a scuola al 25 gennaio, il passaggio di nuovo in zona rossa, obbliga a posticipare lo stesso. E torna per la zona rossa la didattica a distanza anche per le seconde e terze medie, che invece svolgevano lezioni in presenza. Restano in classe solo i bambini della scuola dell'infanzia e quelli in prima media. E anche chi non è in fascia rossa preferisce la prudenza. Contro la sentenza del Tar che aveva accolto le istanze di alcune famiglie che chiedevano il rientro in classe, il governatore del Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga ribadisce che «le scuole non riapriranno». Allo studio ci sarebbe una nuova ordinanza: «Pensiamo a salvaguardare la salute di tutti e ad evitare la saturazione degli ospedali».

É molto allarmato Nello Musumeci, governatore della Sicilia, in fascia rossa. E promette misure ancora più restrittive per frenare i contagi: «Se tra due settimane i dati non ci dovessero convincere, chiuderò anche le scuole primarie e le prime classi della media». Ma nemmeno nella gialla Basilicata riprendono le lezioni domani: è stata confermata la didattica a distanza fino alla fine del mese. Così come in Sardegna ha deciso Christian Solinas che l'8 gennaio scorso ha bloccato la ripresa delle lezioni in presenza al 50% per gli studenti delle secondarie superiori. Aspetteranno un'altra settimana invece i ragazzi della Liguria: il governatore Giovanni Toti, ha firmato la proroga della Dad per ulteriori 7 giorni, «tenuto conto della situazione epidemiologia». Il rischio è che l'Rt risalga e costringa la regione a restare in arancione per le prossime settimane.

Didattica a distanza nelle scuole superiori per tutto il mese di gennaio anche nelle Marche, ora in zona arancione. In Puglia niente rientro nelle aule per gli studenti delle scuole superiori, mentre in via facoltativa i genitori possono scegliere la didattica a distanza anche per i bambini delle scuole dell'infanzia e primarie dal 18 gennaio e fino al 23, come dispone la nuova ordinanza del presidente della Regione Michele Emiliano.

Rispetta le indicazioni del Tar invece il presidente dell'Emilia Romagna Stefano Bonaccini, che si è visto respingere dai giudici il provvedimento con cui aveva, anche lui, rinviato il ritorno in Aula. Si torna dunque al 50 per cento da domani: «Qui - ha detto - le sentenze si rispettano. Siamo abituati così. Io dico al Governo di prendere una decisione».

Il ministro dell'Istruzione Azzolina intanto firma l'atto di indirizzo che contiene le dieci priorità per la scuola: si va dal «contrasto alla dispersione scolastica», all'«ampliamento dei percorsi di internazionalizzazione» dei ragazzi, all'«innovare i processi gestionali». Ma la prima priorità, il rientro a scuola, è ancora un'utopia.

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