"Siamo nella palude sulle riforme. Conti chiusi col referendum 2016"

Il politologo Panebianco: "Immaginate i 5s tra i 75 saggi?"

"Siamo nella palude sulle riforme. Conti chiusi col referendum 2016"

Scettico. Anzi, di più: «Mi dispiace, ma credo che con il referendum voluto da Renzi si sia messa la pietra tombale sulle riforme. Non si faranno e naturalmente nemmeno l'Assemblea Costituente vedrà mai la luce». Angelo Panebianco, uno dei più noti politologi italiani, è disilluso: «Ci sono stati numerosi tentativi di mettere mano alla macchina malfunzionamento dello Stato ma sono falliti. E la sconfitta referendaria del 2016, una sconfitta sonora con quasi venti punti di scarto, ha chiuso i conti almeno per questa generazione».

Ma allora ci dobbiamo tenere questa democrazia con tutte le sue debolezze, i suoi limiti e i suoi difetti che anche lei ha descritto in molti libri e articoli?

«Siamo nella palude e non vedo vie d'uscita».

Nemmeno un'Assemblea, spinta dal popolo, porterebbe la nostra democrazia fuori da questo pantano?

«Lei può indicare tutte le personalità che vuole e può mettere tutti i paletti che ritiene ma il risultato non cambia».

Marcello Pera immagina che i 75 saggi non siano parlamentari o membri del governo. Questo non attenuerebbe il rischio di interferenze o cortocircuiti?

«Gira e rigira, sarebbero sempre i partiti a dettare il ritmo».

Ma non avrebbero interesse ad alzare l'asticella del dibattito?

«Lei ce li vede i 5 Stelle? Ma, sia chiaro, non solo loro: potrei parlare dei leghisti e pure del Pd.».

Resta la necessità di aggiustare meccanismi decisionali.

«Certo, si dovrebbe intervenire sulla giustizia, sul titolo quinto che regola i rapporti fra lo Stato e le Regioni e poi naturalmente sulla forma di governo».

Quello italiano è un premier con pochi poteri.

«La Costituzione è figlia di quel tempo lontano: la figura del presidente del consiglio fu ritagliata sulle paure e le insicurezze dell'epoca».

Il timore di accendere la miccia di una nuova deriva autoritaria?

«L'Italia usciva dal Fascismo, ma c'era anche un'altra incertezza. Non si sapeva chi avrebbe vinto il duello fra la Dc e la Sinistra trainata dal Pci».

Insomma, ci teniamo una Costituzione invecchiata e a tratti nata male?

«Si, ma ci

possiamo consolare ricordando un'obiezione sensata che era stata avanzata negli anni scorsi: quando si cambia il Patto che tiene insieme un Paese si passa attraverso fasi di transizione che possono favorire spinte autoritarie».

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