Sicilia, l'esattore capo si arrende ai "furbetti"

Il numero uno della riscossione contro il Parlamento siciliano: «Basta, me ne vado»

Sicilia, l'esattore capo si arrende ai "furbetti"

Getta la spugna l'avvocato Antonio Fiumefreddo, l'amministratore unico di Riscossione Sicilia (la società della Regione siciliana che si occupa delle tasse) che non ha riscosso alcunché visto che in dieci anni - come raccontato dal Giornale lo scorso 16 febbraio e come ha denunciato lui stesso in commissione Antimafia - si è accumulata una cifra monstre di tributi non riscossi: 52 miliardi di euro, un'enormità. Soldi buttati al vento visto che solo 22 miliardi non sono ancora prescritti, e quindi ben 30 miliardi sono ormai persi per sempre.

Le dimissioni, annunciate ma non ancora formalizzate, arrivano al culmine di uno scontro pesantissimo tra lo stesso Fiumefreddo e l'Ars. E nello stesso giorno in cui il presidente dell'Ars Giovanni Ardizzone è andato in commissione Antimafia a replicare alle accuse del legale e a raccontare a Rosy Bindi & co. la sua verità, quella cioè di un Fiumefreddo che fa antimafia di facciata a fini politici e che vuol esercitare pressioni per ottenere per Riscossione Sicilia un finanziamento di 120 milioni di euro. Un quadro desolante. Tanto che la Bindi alla fine ha commentato: «Le relazioni dell'avvocato Fiumefreddo e del presidente dell'Ars Ardizzone sono interessanti per la nostra inchiesta. Credo che dobbiamo combattere la mafia, ma dobbiamo essere anche molto avvertiti nell'uso della lotta alla mafia per altri fini e per altri obiettivi».

Un siluro. Anche a Fiumefreddo fustigatore di politici mafiosi e corrotti, e di furbetti di ogni tipo. Furbetti che, dai Comuni ai petrolieri passando per lo stesso Parlamento siciliano, non hanno pagato e non vogliono pagare le tasse. Dopo il suo racconto choc in commissione Antimafia lo scontro di Fiumefreddo con l'Ars è proseguito senza soste. L'avvocato è stato anche ospite dell'Arena di Massimo Giletti, trasmissione in cui Crocetta è praticamente di casa. Il culmine si è registrato giovedì scorso in commissione Bilancio: Fiumefreddo, che voleva un rifinanziamento di 50 milioni per coprire il deficit della sua società, si è presentato provocando sulle «infiltrazioni mafiose all'Ars», e ha scatenato le ire dei deputati, tanto che alla fine è stato messo alla porta. E lui, per tutta risposta, ha pubblicato un video con i momenti salienti della lite montato come «Il Padrino», con tanto di musica e titoli di coda.

In questo quadro si è inserita anche una richiesta riservata di rimuovere Fiumefreddo per inadempienza dall'assessore al Bilancio imposto da Renzi a Crocetta, Alessandro Baccei. E ieri pomeriggio il riscossore che non riscuote ha dato l'annuncio: «Basta mi dimetto. Temo per me ma soprattutto per i dipendenti di Riscossione Sicilia.

Alcuni poteri forti pur di far fuori me, vogliono chiudere la società e farla fallire». Poi però ha aggiunto: «Domani (oggi per chi legge, ndr) incontrerò il presidente Crocetta. Se avrò le garanzie per continuare andrò avanti, altrimenti come ho preannunciato farò un passo indietro».

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