Signore e signori,
converrete con me che la frase «l'ultima parola dell'accusato» ha un suono particolarmente tetro, poiché quando avrò finito di parlare la mia bocca verrà cucita e mi sarà proibito per sempre di parlare. Ognuno di voi comprende che è esattamente questo il punto. Sto venendo isolato dalla società e imprigionato perché vogliono che io rimanga zitto, dal momento che il nostro Parlamento non è più un luogo di discussione e la Russia deve ora accettare senza fiatare tutte le misure che il governo prende. Ma io vi prometto che finché avrò vita non lo accetterò mai. La mia missione è dire la verità. L'ho detta nelle piazze, negli studi televisivi, in Parlamento e non smetterò di parlare neppure da dietro le sbarre. (...).
Vostro Onore, ho un principio che ho seguito per molti anni fino a oggi: fa' ciò che devi, accada quel che deve accadere. Quando le ostilità sono cominciate, non ho dubitato neanche per un secondo su ciò che dovessi fare. Dovevo rimanere in Russia, dovevo dire la verità a voce alta, e dovevo far finire lo spargimento di sangue ad ogni costo. Mi fa soffrire fisicamente pensare a quanta gente è stata uccisa in questa guerra, a quante vite sono state rovinate, a a quante famiglie hanno perduto le loro case. Non puoi rimanere indifferente. E vi giuro che non mi pento di nulla È meglio passare dieci anni dietro le sbarre da uomo onesto che arrossire dalla vergogna sul sangue che il tuo governo ha versato.
Naturalmente, Vostro Onore, non mi aspetto un miracolo qui. Voi sapete che non sono colpevole, ma io so che subite pressioni dal sistema. È ovvio che dovrete emettere un verdetto di colpevolezza. Ma io non provo alcun rancore verso di voi, né vi auguro alcun male. Provate, però, a fare tutto ciò che è in vostro potere per evitare l'ingiustizia. Ricordate che dal vostro verdetto non dipende solo il mio destino personale: questo verdetto è contro quella parte della società che vuole vivere una vita pacifica e civilizzata. (...)
Vorrei anche utilizzare questa occasione per rivolgermi al presidente della Russia Vladimir Putin. L'uomo responsabile di questo bagno di sangue, che ha firmato la legge sulla censura militare in base alla quale mi trovo ora in carcere. Signor Putin, quando guarda le conseguenze di questa guerra terribile, probabilmente già capisce la gravità dell'errore che lei ha commesso il 24 febbraio. Nessuno ha accolto il nostro esercito con i fiori. Ci chiamano invasori e occupanti. Il suo nome è ora fermamente associato alle parole morte e distruzione. Lei ha causato una terribile tragedia al popolo ucraino, che probabilmente non ce lo perdonerà mai. Ma lei non sta facendo guerra solo agli ucraini, lei è in guerra anche con i suoi stessi cittadini. Sta mandando in guerra centinaia di migliaia di russi. Molti torneranno mutilati o con la mente sconvolta da ciò che avranno visto e vissuto. Per lei, questo è solo un bollettino di vittime, un numero su una colonna. Ma per molte famiglie, questo vuol dire il dolore insostenibile di perdere un marito, un figlio, un padre. Centinaia di migliaia dei nostri cittadini hanno lasciato il loro Paese perché non vogliono uccidere o essere uccisi. La gente sta fuggendo da lei, signor Presidente. Non lo vede? Lei sta minando le basi della nostra sicurezza economica. La sua svolta verso un'economia di guerra sta portando indietro il nostro Paese. Si è dimenticato che questa politica ha già portato il nostro Paese alla rovina in passato? La mia sarà pure per lei una voce che grida nel deserto, ma io le sto chiedendo, signor Putin, di fermare subito questa follia. Dobbiamo riconoscere che la nostra politica sull'Ucraina è stata un errore, ritirare le nostre truppe dal suo territorio e raggiungere una soluzione diplomatica al conflitto. Ricordi che ogni giorno in più di guerra porta nuove vittime. Basta. (...)
Non preoccupatemi
per me. Vi prometto che affronterò la prova senza lamentarmi e che non perderò la mia integrità (...) Credetemi, un giorno la Russia sarà libera e felice.(trad. di Roberto Fabbri dal testo diffuso da Novaya Gazeta Europe)
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