Per i newyorkesi è arrivato il momento di scegliere chi, con tutta probabilità, sarà chiamato ad archiviare l'impopolare leadership di Bill de Blasio e guidare la rinascita post pandemica di una città afflitta da crescenti violenze e disuguaglianze. Oggi nella Grande Mela, la più popolosa area metropolitana degli Stati Uniti, si terranno infatti le primarie di democratici e repubblicani per scegliere i due candidati che a novembre si scontreranno per la guida di City Hall.
L'attenzione, però, è concentrata sulla competizione tra i membri dell'Asinello, considerata di fatto la vera elezione in una città ad altissima percentuale dem. Per la Cnn si tratta della corsa a sindaco più imprevedibile dell'ultimo mezzo secolo, anche perché tra i contendenti non c'è nessuno che ha davvero fatto breccia nelle preferenze dei cittadini. Alle primarie democratiche partecipano 13 candidati, di cui almeno quattro sono in lizza per la vittoria: un ex poliziotto (ed ex repubblicano) afroamericano, un imprenditore di origini asiatiche già candidato presidenziale e due ex collaboratrici di de Blasio. Il problema della sicurezza risulta quello più sentito dagli elettori in un anno dove sono cresciuti omicidi, sparatorie, attacchi d'odio contro ebrei e asiatici, disoccupati e senzatetto. Non è quindi un caso che a guidare i sondaggi (seppure di misura) sia il 61enne Eric Adams, primo presidente afroamericano del distretto di Brooklyn, ex senatore nello stato di New York ed ex capitano di polizia che ha combattuto gli abusi dei colleghi e si è detto lui stesso vittima una volta della brutalità degli agenti.
Tra i più quotati c'è anche l'outsider di origini taiwanesi Andrew Yang: 46enne con posizioni moderate, è stato candidato alle primarie dem per la Casa Bianca, e puntava a introdurre un reddito minimo universale di mille dollari al mese. Nelle ultime settimane, però, è scivolato al quarto posto: secondo le ultime proiezioni è al 13%, contro il 24% di Adams, mentre al secondo e terzo posto ci sono le due ex collaboratrici di de Blasio Kathryn Garcia, al 17%, e Maya Wiley, al 15%. La prima, 51 anni, ha iniziato la carriera come stagista nel dipartimento di gestione dei rifiuti di New York e nel 2014 ne è diventata assessore, posizione che ha mantenuto sino al 2020, mettendosi in evidenza per le battaglie sulla gestione sostenibile. Si presenta come una pragmatica e moderata, con l'endorsement del New York Times e del Daily News.
L'altra è un'avvocatessa progressista di 57 anni, attivista dei diritti civili, ex consulente (e delfina) del sindaco uscente. Fa campagna per ridimensionare i fondi alla polizia e investirli nel welfare, e ha incassato il sostegno della stella della sinistra Alexandria Ocasio-Cortez. A metà classifica c'è poi Scott Stringer, 61 anni, progressista moderato e revisore di conti nella giunta de Blasio. Dopo che un'ex volontaria lo ha accusato di averla aggredita sessualmente 20 anni fa le sue quotazioni sono scese. A complicare la corsa è il nuovo sistema delle primarie, che chiede agli elettori di indicare sino a cinque candidati in ordine di preferenza: a meno che uno non raggiunga la soglia del 50% (improbabile), quello che arriva ultimo viene eliminato e i voti dei suoi sostenitori vengono redistribuiti alla loro seconda scelta, e così via, fino al quorum.
Sulla sponda repubblicana, invece, i candidati sono Fernando Mateo e Curtis Sliwa: il primo è un 63enne ristoratore del Bronx di origini domenicane, attivista e politico. Il secondo, 67enne di origini italiane, ha fondato i Guardian Angels nel 1979, che hanno conquistato i titoli dei giornali per i loro servizi di ordine e soccorso nelle strade di tante città.
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